Dopo la discussione sul maxiemendamento, prevista per le 18, la prima chiama alle 19, il voto finale per trasformare il decreto sulla manovra finanziaria in legge è atteso per le 20. Sul voto del maxiemendamento, il governo – nonostante avesse, in passato, categoricamente smentito l’ipotesi – ha deciso di porre al Senato la questione della fiducia, per poter blindare il provvedimento. Numerose le modifiche effettuate all’ultimo momento, in seguito ad un irrituale intervento del capo dello Stato che ha denunciato l’inadeguatezza delle misure previste; ai piani alti dell’esecutivo, ieri, si è diffuso il timore che, se non si fossero seguite le sue indicazioni, Napolitano non avrebbe esitato a staccare la spina al governo. E’ convinzione diffusa che, dietro le sue parole, ci fosse una strategia orchestrata da Mario Monti e Mario Draghi. Il primo, non a caso, viene sempre più insistentemente indicato, da più parti, come l’unico in grado di costituire un nuovo governo tecnico capace di trascinare l’Italia fuori dalla crisi.

Tornando alla manovra e alla misure più recenti: anzitutto viene aumentata l’Iva che passa dal 20 al 21 per canto, il che produrrà un introito maggiore, per le casse dello Stato, di 700 milioni di euro nel 2011 e di 4.236 dal 2012. La pensione delle donne che lavorano nel settore privata viene equiparata a quella degli uomini. Usciranno dal lavoro a 65 anni già dal 2014. Inizialmente, l’adeguamento era previsto per il 2016. Sono previsti 90 milioni nel 2105 che saliranno, progressivamente, a  720 nel 2021. E’ stato introdotto anche un contributo di solidarietà per i redditi superiori ai 300mila euro fino a quando non si sarà completato l’obiettivo del raggiungimento del pareggio di bilancio, Spariscono le Province, grazie ad una legge costituzionale. Nella Carta sarà introdotta anche la norma sul pareggio di bilancio. Queste ultime due misure, in particolare, hanno suscitato il plauso dell’Unione Europea, che a fasi alterne manifesta la propria soddisfazione nei confronti della manovra per esprimere, poche ore dopo, grande disappunto. E’ mistero sull’ipotesi di dimezzare il numero dei Parlamentari. Il provvedimento sembra sparito nel nulla. Non ci sarà, del resto, alcun taglio del 50 per cento dell’indennità di quelli che percepiscono altri redditi da lavoro. Il taglio sarà del 20 per cento laddove il reddito dovesse essere uguale o superiore al 15 per cento dell’indennità e si applica sulla quota eccedente i 90mila euro, è del 40 per cento sulla quota eccedente i 150mila.