Dopo svariate correzioni, cambi di rotta, misure cancellate e reintrodotte a più riprese, l’iter della manovra giunge al termine. Si vota stasera. La conferenza del Capigruppo ha stabilito che, alle 18, a Palazzo Madama, si dibatterà sul maxiemendamento. Alle 19 ci sarà la prima chiama, alle 20 circa il voto. Ieri, in extremis, sono state aggiunte importanti variazioni. L’Iva sarà aumentata dal 20 al 21 per cento. Il rialzo entrerà in vigore dall’approvazione della legge e dovrebbe portare, nella casse dello Stato, un extragettito di 700 milioni di euro nel 2011 e di 4.236 dal 2012. Le donne che lavorano nel settore privato, poi, andranno in pensione  a 65 anni come gli uomini già dal 2014. E’ stata introdotta una tassa di solidarietà per i ricchi, del 3 per cento e per i redditi oltre i 500mila euro. Infine, le Province saranno eliminate, ma con legge costituzionale, dato che il procedimento ordinario avrebbe implicato 3 passaggi. Secondo i dati contenuti nella relazione tecnica presenta in Senato, l’aumento dell’Iva vale 700 milioni di euro nel 2011 e 4.236 dal 2012; il contributo di solidarietà porterà, invece,  53,8 milioni di euro nel 2012 e 144,2 nei due anni successivi. A regime, l’adeguamento per l’età pensionabile per le donne, dovrebbe garantire un risparmio di 4 miliardi di euro l’anno. Le correzione all’ultimo minuto sono state salutate con entusiasmo dalla borsa di Milano, che apre in rialzo: l’Ftse Mib, in apertura, cresce del 2,6% a 14.416 punti, l’Ftse all share, del 2,6% a 15.309 punti mentre lo spread Btp-Bund scende sotto i 350 punti. Plaude anche l’Europa. La Commissione, in una nota diffusa ieri in tarda serata, si dice convinta di come gli ultimi aggiustamenti «confermano la determinazione delle autorità italiane a conseguire gli obiettivi concordati per la riduzione del deficit e del debito», e, contestualmente, «contribuiscono ad affrontare le debolezze strutturali profondamente radicate dell’economia italiana». Soddisfazione anche per la decisione di introdurre nella Costituzione la norma sul pareggio di bilancio e  di abolire le Provincie. L’Ue sembra muoversi ed esprimersi di concerto con il Capo dello Stato Giorgio Napolitano.

L’altro ieri, infatti, in irrituale intervento in tarda serata aveva biasimato l’inadeguatezza dell’operato dell’esecutivo; al rimprovero aveva fatto seguito l’inserimento, ieri, delle ultime norme. Berlusconi, di fronte ai suoi, non avrebbe nascosto la sua ira, definendo la mossa di Napolitano un intervento a gamba tesa.  Il governo, tuttavia, ha dato immediatamente soddisfazione a Napolitano nel timore – sarebbero parole di Berlusconi – che, in caso contrario, non avrebbe esitato a fare cadere il governo. E, più che un timore una certezza, a manovrare il Colle sarebbero ben altri che il suo inquilino, ovvero Draghi e Monti.