Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano torna a intervenire sul da farsi in merito alle operazioni politiche per trascinare l’Italia fuori dalla crisi. Lo fa dopo che, solamente lunedì, il suo monito aveva scatenato il finimondo in seno al governo. Dopo il suo rimprovero all’esecutivo per l’inefficacia delle misure contenute nella manovra finanziaria, e dopo aver messo in guardia dai rischi legati alla perdita di fiducia dei mercati nei nostri confronti e all’ipotesi che gli Stati stranieri non comprino più i nostri titoli, ai piani alti di Palazzo Chigi si erano rimboccati le maniche per inserire, all’ultimo minuto, alcune nuove misure in manovra, prima che questa passasse al vaglio di Palazzo Madama: aumento dell’Iva dal 20 al 21 per cento, adeguamento per le donne che lavorano nel settore privato dell’età pensionabile già dal 2014 (ci andranno a 65 anni come gli uomini), contribuito di solidarietà per i redditi superiori ai 300mila euro e ddl costituzionale sull’abolizione delle Province. Tutto questo per il timore che, in caso di sfiducia in Parlamento, Napolitano non avrebbe esitato a staccare la spina al governo. E a inaugurare un governo tecnico, magari con a capo il tanto acclamato Mario Monti. Oggi, nel corso di un dibattito pubblico con Gianfranco Pasquino all’Università di Palermo, ha sottolineato come sia necessario compiere un «esame di coscienza collettivo». Secondo il capo dello Stato tale esame non riguarda esclusivamente la prassi economica o politica,ma la morale e le coscienze; deve riguardare, cioè, «anche i comportamenti individuali di molti italiani di ogni parte politica e sociale». Poi, l’invito al cambiamento: «Molti italiani devono comprendere che non siamo più negli anni ottanta e tanto meno negli anni settanta». Il presidente della Repubblica, facendo presente come il mondo, negli ultimi tempi, sia andato rivoluzionandosi, ha spiegato che per rimanere in Europa è fondamentale, che non solo cambino i nostri atteggiamenti, ma anche le nostre aspettative. La crisi dell’area dell’Euro, per Napolitano, potrebbe rappresentare l’opportunità, una maggiore integrazione a livello europeo.
Discettando di politica spicciola, si è detto convinto del fatto che, oggi, la democrazia funzioni al meglio se fondata sull’alternanza. «Questa fu – ha aggiunto – la vera spinta che venne fuori negli Anni Novanta, con i cambiamenti della legge elettorale». Nel merito della legge elettorale più adatta a tale compito, ha dichiarato: «si può discutere». Poi, ha aggiunto: «Ad esempio, la permette la legge elettorale tedesca che ha un impianto proporzionale non classico: un alto sbarramento di ingresso e la sfiducia costruttiva, che fu ipotizzata anche dai nostri costituenti».