Eugenio Scalfari risponde a Marco Travaglio con un articolo su La Repubblica di oggi. Il giornalista de Il Fatto Quotidiano aveva intitolato il suo editoriale di ieri “Scalfarendum”. Il tema ovviamente era il referendum bocciato dalla Corte costituzionale e le parole dello stesso Scalfari, che aveva precedentemente dichiarato che «i referendum elettorali andrebbero esclusi come lo sono quelli relativi ai trattati internazionali e alle leggi di imposta».
Travaglio è partito all’attacco e con “Scalfarendum” ha voluto porre la domanda: «Vuoi vedere che Scalfari la pensava così già vent’anni fa per gli altri due referendum elettorali, quelli promossi e vinti da Mario Segni il 9 giugno 1991 per la preferenza unica e il 18 aprile 1993 per l’uninominale al Senato? E invece, doppio ohibò: lo Scalfari di allora non andava proprio d’accordo con lo Scalfari di oggi. Anzi li sponsorizzò entrambi con gran trasporto contro l’odiato Caf (Craxi-Andreotti-Forlani)».
Travaglio riporta così spezzoni di articoli firmati Eugenio Scalfari del 1991, e oggi quest’ultimo riporta la sua risposta su La Repubblica: «Fa sempre piacere rileggersi su un altro giornale e ringrazio Travaglio (e il suo direttore Padellaro) per questa carineria nei miei confronti. Naturalmente una carineria intinta nel veleno – commenta Scalfari – Travaglio vuole infatti dimostrare che lo Scalfari di domenica scorsa, in cui parlo anche del referendum bocciato dalla Corte costituzionale difendendo la Corte dall`accusa di faziosità lanciatagli addosso da “alcuni editorialisti qualunquisti e demagoghi”, è una persona molto diversa dall`autore degli articoli del 1991».
Ma non è così, spiega Scalfari, secondo cui a quel tempo «inneggiavo ai referendum proposti da Segni, oggi invece sostengo che i referendum elettorali andrebbero aboliti “perché la democrazia parlamentare non può restare neppure per un minuto senza una legge elettorale, buona o cattiva che sia”. Travaglio non ha citato questo passaggio del mio articolo che è alla base del mio ragionamento e della sentenza di inammissibilità emessa dalla Corte. Neppure ha citato un’altra frase del mio predetto articolo dove scrivevo che i referendum elettorali sono ammissibili se si limitano a modificare la legge elettorale sopprimendone una frase ma lasciandone in piedi l`impianto».

Allora, si chiede Scalfari, «dov`è la contraddizione tra le mie posizioni del `91 e quelle di oggi? Allora sostenni il referendum che modificava il numero delle preferenze e che la Corte aveva giustamente ammesso; oggi difendo la Corte da accuse qualunquiste e demagogiche perché ha giustamente bocciato l`abrogazione d’una legge elettorale». Il “veleno” di Travaglio, dunque, «è acqua fresca. Io non l`ho nominato nell`articolo di domenica scorsa ma lui si è riconosciuto nella frase “editorialisti qualunquisti e demagoghi”. Se si è riconosciuto – conclude Scalfari – è segno che quella mia definizione gli si attaglia perfettamente per sua stessa ammissione».