Dopo mesi di smentite e qualche insulto di troppo ai giornalisti che osavano parlare di una Lega divisa in due tronconi, lo scontro in atto nel Carroccio è ormai alla luce del sole. Una dialettica senza più ipocrisie che forse potrebbe anche rivitalizzare un partito che in termini elettorali punta a fare il pieno nella parentesi “tecnica” del governo di Mario Monti.
La manifestazione di domani a Milano vede quindi da un lato i maroniani, rilanciati dalle vittorie di questa settimana, e dall’altro gli appartenenti al “cerchio magico” correre in ritirata.
Marco Reguzzoni, uno dei leader del “cerchio”, non è più il capogruppo della Lega Nord alla Camera. Anche se Bossi ha voluto far sapere che non si tratta di una punizione nei suoi confronti, la decisione segue di pochi giorni la grande manifestazione dei “barbari sognanti” di Varese, nella quale la base ha mostrato al Senatùr di stare in maggioranza al fianco di “Bobo” e non ha risparmiato cori da stadio contro il bustocco Reguzzoni (reo di aver ideato la “fatwa” che impediva all’ex ministro varesino di prendere parola nei comizi padani).
Il posto di Reguzzoni non è andato però al maroniano Giacomo Stucchi, ma a Gianpaolo Dozzo, uno a cui le etichette non piacciono, un “leghista” ortodosso della prima ora, appartenente al nucleo trevigiano della Liga Veneta anni Ottanta.
Dozzo è un politico fedele a Bossi che non ha mai rinunciato però a dire la sua, come nel caso Cosentino, e dovrà cercare di tenere insieme un gruppo dilaniato dalle tensioni interne. Se poi la tradizione leghista, di avere un capogruppo veneto e uno lombardo, dovesse essere rispettata, a cadere sarà un’altra testa dei cerchiomagisti, il veronese Bricolo.
Si attendono le contromosse. Intanto però su Velina Verde, il blog anonimo che parla a nome della “base padana” in odore di cerchiomagismo, dopo mesi di silenzio, è apparso un nuovo articolo di accuse al vetriolo su Bobo, la moglie, e la portavoce Isabella Votino, da qualche settimana assunta niente di meno che dal Milan del Cavaliere.
«Dozzo lo conosco benissimo. Non è legato a nessuno, se non al lavoro per il Carroccio. È saggio, esperto e anche un ottimo calciatore. Ricordo ancora un cross perfetto che mi fece allo Stadio di Monza che io trasformai in gol nella porta di Forza Italia – racconta a IlSussidiario.net Giancarlo Pagliarini –. Scherzi a parte è un leghista vero, come me e tanti altri che però oggi, a differenza sua, dalla Lega sono usciti. Il motivo è semplice: è la Lega Nord che non è più la stessa, oggi è semplicemente irriconoscibile».
E cosa sarebbe cambiato? «Una volta sarebbe stato impossibile anche solo pensare a maroniani, cerchi magici, e correnti. Le lotte di potere non potevano esistere in natura, perché volevamo tutti la stessa cosa. E i conflitti si risolvevano con un bicchiere di vino, Pin Pin Cavalin sota al pè del taulin o un pari e dispari. Se oggi c’è guerra, significa che non c’è più comunione di intenti, anche se secondo me il peccato originale è l’alleanza contro natura con Berlusconi». Maroni dice di voler tornare alla Lega delle origini. La sua guida potrebbe convincere quelli che come lei durante gli anni si sono allontanati? «Intanto, vedere Bossi dover star dietro a queste cose mi sembra disumano, una vera crudeltà. Mi si stringe il cuore, è evidente che è in difficoltà, visto anche la malattia che lo ha colpito. Ha messo in piedi un movimento da zero e bisogna dargliene atto, ma adesso dovrebbe fare il “padre nobile”. Per quanto riguarda Maroni invece sta dicendo le cose che diceva Pagliarini tanti anni fa. Il problema è: cosa ha fatto lui in tutti questi anni? No, no, per chi dalla Lega è uscito con dolore, anche Roberto Maroni non ha più nessuna credibilità».