Approvato il riordino delle province, il famigerato taglio delle province di cui si parla da tempo, previsto anche nelle promesse elettorali di molte forze politiche e mai realizzato. C’è voluto il governo dei tecnici per riuscirci, un taglio di province per ottenere risparmi economici ovviamente, eseguito in base a norme precise. Vediamo cosa cambia. Delle attuali 86 province adesso ne rimangono 51 a statuto ordinario comprese le città metropolitane, ne spariscono cioè 35. Secondo quanto annunciato dal ministro Patroni Griffi il decreto che stabilisce il nuovo numero di province entrerà in vigore nel gennaio 2014 e dal novembre del 2013 si procederà a organizzare le nuove sedi per i nuovi presidenti di Provincia. Altra condizione posta per il taglio delle province, è che gli enti con meno di 350mila abitanti e sotto i 2500 chilometri quadrati saranno accorpati con un altro ente, dando vita a una provincia unica. In pratica, secondo gli esperti, siamo davanti a una riforma di tipo europeo che sostiene il concetto di ente amministrativo, la cosiddetta area metropolitana o città metropolitana, di cui si era già fatto cenno con la legge dell’8 giugno 1990. La città metropolitana mette insieme tutti i comuni simili dal punto di vista dell’attività culturale, economica e dei servizi sociali. Le province invece a statuto speciale dovranno invece aspettare il riordino perché, ha detto il ministro, la legge sulla spending review ha concesso a questo tipo di amministrazioni sei mesi di tempo in più. ecco il nuovo elenco delle province. In Piemonte avremo queste province: Torino, Cuneo, Asti-Alessandria, Novara-Verbano-Cusio-Ossola, Biella-Vercelli. In Liguria: Imperia-Savona, Genova, La Spezia. In Lombardia: Milano-Monza-Brianza, Brescia, Mantova-Cremona-Lodi, Varese-Como-Lecco, Sondrio, Bergamo, Pavia. In Veneto: Verona-Rovigo, Vicenza, Padova-Treviso, Belluno, Venezia. In Emilia Romagna: Piacenza-Parma; Reggio Emilia-Modena, Bologna, Ferrara, Ravenna-Forlì-Cesena-Rimini. In Toscana: Firenze-Pistoia-Prato, Arezzo, Siena-Grosseto, Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno. Nelle Marche: Ancona, Pesaro-Urbino, Macerata-Fermo-Ascoli Piceno. In Umbria: Perugia-Terni. Nel Lazio: Roma, Viterbo-Rieti, Latina-Frosinone. In Abruzzo: L’Aquila-Teramo, Pescara-Chieti. In Molise: Campobasso-Isernia. 



In Campania: Napoli, Caserta, Benevento-Avellino, Salerno. In Puglia: Bari, Foggia-Andria-Barletta-Trani, Taranto-Brindisi, Lecce. In Basilicata: Potenza-Matera. In Calabria: Cosenza, Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia, Reggio Calabria. Come si vede restano fuori Trentino, Sicilia e Sardegna, anche se quest’ultima in modo indipendente con un referendum ha già deciso di ridurre il numero delle province. 

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