Atteggiamento dilatatorio: è così che il Pd ha definito la richiesta del Pdl di esaminare con più attenzione la legge di stabilità e il decreto sulla raccolta firme per le prossime elezioni politiche. Un tentativo cioè, ha detto il capogruppo del Pd Franceschini, che mira ad allungare la durata della legislatura andando così contro quanto ha chiesto il capo dello Stato. E’ stato il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto a chiedere che si prenda più tempo per esaminare i due provvedimenti, in quanto il Senato ha arricchito la legge di stabilità di nuovi elementi. Franceschini ribatte che il Pdl e anche il presidente del senato Schifani hanno rallentato il percorso del decreto stabilità una volta saputo delle intenzioni di Mario Monti di dimettersi. A sua volta Cicchitto ribatte chiedendo al Pd se abbiano intenzione di approvare il decreto sulla raccolta firme a Camere sciolte. Di fatto, posticipare l’approvazione definitiva della legge di stabilità vuol dire spostare anche le dimissioni di Monti che come si sa ha promesso di rilasciarle solo una volta approvato il decreto stesso. Da parte sua il presidente della Repubblica aveva invece chiesto di sciogliere le Camere questa settimana in corso. Ma per Cicchitto non esiste impegno preciso sui tempi: ci prenderemo quelli che riteniamo opportuni, ha detto, aggiungendo che naturalmente il suo partito voterà a favore ma c’è bisogno di valutare quanto è stato aggiunto in Senato. “Anche il dl liste è di singolare delicatezza, non può essere esaminato a Camere sciolte” ha detto ancora. Alle critiche di Farnceschini si è aggiunta anche Anna Finocchiaro che ha detto: “Siamo convinti che stasera si possa chiudere in Commissione e domani la legge di stabilità possa andare in Aula al Senato. Ma se questo non avverrà si porrà un problema politico che terremo sotto controllo”. Intanto è stato trovato l’accordo che proroga di sei mesi quindi fino a giugno lo stop agli sfratti e anche il prolungamento dei contratti dei precari fino al 31 luglio. Accordo trovato anche sull’aumento della dotazione del fondo di solidarietà pari a 150 milioni di euro. In questo modo vengono accontentati i sindaci che proprio ieri minacciavano dimissioni di massa. Venivano infatti chiesti minori tagli fino a 500 milioni invece dei 250 previsti.
In questo modo i tagli verranno ridotti di 400 milioni di euro. I soldi verranno presi da un fondo usato anche per i rimborsi fiscali alle imprese.