Passa anche alla Camera dei deputati, per la precisione alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia, il ddl Liste pulite, dopo l’ok già dato al Senato. Soddisfatto ovviamente il ministro Cancellieri che adesso parla di consiglio dei ministri straordinario per dare il via libera definitivo. E’ il famoso e discusso decreto voluto fortemente dallo stesso ministro in base al quale scatterà il divieto di ricoprire cariche governative e l’incandidabilità per tutti coloro che hanno subito condanne in via definitiva. Il decreto è stato approvato dalle due commissioni all’unanimità. Sono però state aggiunte undici integrazioni tra le quali quella che prevede il controllo delle liste elettorali come atto “comunque dovuto da parte dell’ufficio competente”, mentre il testo del decreto prevedeva un riferimento “agli atti e ai documenti di cui gli uffici competenti vengano comunque in possesso”. Il consiglio dei ministri che dovrà approvare le norme in modo tale che siano operative per le ormai prossime elezioni politiche potrebbe riunirsi già domani. Il commento di Anna Maria Cancellieri come detto è stato improntato alla soddisfazione: il ministro della giustizia Paola Severino aveva rilasciato invece un commento prima della votazione delle commissioni: “Noi saremo pronti a intervenire subito, ne ho già parlato con i ministri Cancellieri e Patroni Griffi”. Soddisfazione anche dalle parti politiche in particolare il Pd che tramite il capogruppo ala commissione giustizia ha fatto sapere che l’approvazione è un momento importante per il parlamento affinché il decreto possa entrare in vigore per le nuove elezioni. Come si sa invece diversi esponenti politici avevano criticato il decreto definendolo troppo blando. Il testo tra le altre cose prevede chiunque abbia subito condanna definitiva superiore ai due anni possa presentassi alle elezioni. Si tratta di condanne definitive a pene superiori ai due anni per “delitti, consumati o tentati, di maggiore allarme sociale”. Nella lista anche chi ha subito condanne definitive superiori ai due anni per delitti non colposi per i quali è prevista pena di reclusione non inferiore al massimo di quattro anni. L’impossibilità a candidarsi avrà durata corrispondente al doppio della durata della pena accessoria di interdizione temporanea dai pubblici uffici.
Per chi invece dovesse venire accusato e condannato mentre è già in carica, anche con compiti di governo, scatterà il decadimento immediato da ogni carica ricoperta.