Adesso è davvero finito il governo dei tecnici. Mario Monti ha infatti rassegnato ufficialmente come promesso le proprie dimissioni dopo l’avvenuta approvazione del decreto di stabilità. Tredici mesi di legislatura del tutto inedita in Italia con un governo non eletto dal popolo ma nominato d’ufficio per iniziativa del Capo dello Stato per far fronte alla paurosa crisi economica che aveva colpito l’Italia come quasi tutta Europa. Dopo un veloce consiglio dei Ministri stasera Monti come da dovere è andato al Quirinale a rassegnare le dimissioni davanti al capo dello Stato. Domani al via la consultazione dei gruppi parlamentari e fra due mesi le elezioni. Adesso il dibattito gira naturalmente tutto sull’atteso annuncio dello stesso Monti di candidarsi, annuncio che sembra scontato ma non è detto che lo sia. Secondo indiscrezioni infatti l’ex premier non sarebbe più così convinto di scendere in campo con questa federazione centrista di cui tsanto si è detto negli ultimi giorni. Giorni in cui poi Berlusconi (ma anche Bersani) non ha perso occasione di attaccarlo, e con l’ultima dichiarazione gli ha detto che se davvero si candiderà potrà scordarsi il Quirinale: “Dico no perché al Quirinale deve essere eletto qualcuno che possa garantire a tutte le parti in causa un’assoluta equanimità”. Tra le varie ipotesi in ballo infatti c’è anche la sua possibile candidatura a presidente della Repubblica visto che il mandato di Napolitano sta anch’esso per scadere. Con le sue ultime parole da capo del governo intanto Monti ha voluto ringraziare tutti per quelli che ha definito mesi difficili ma affascinanti, convinto di aver reso l’Italia “più affidabile, più competitiva e attraente per gli interlocutori e gli investitori stranieri”. Aggiungendo: “Un’azione che mi auguro possa continuare anche nella nuova legislatura, nella consapevolezza che gli interessi nazionali prescindono ovviamente dal governo in carica in quanto sono interessi permanenti”. Domenica mattina alle ore 11 Monti terrà l’annunciata conferenza stampa di fine anno che era prevista per oggi ma poi era stata rimandata. E’ probabile anzi quasi sicuro che in tale occasione dirà se si candiderà o no.