Il governo, da ieri, è entrato nella sua fase più convulsa. L’astensione del Pdl alla questione di fiducia posta sul dl sviluppo ha consentito l’approvazione della norma ma, contestualmente, ha inaugurato la crisi. Il capo dello Stato ha incontrato i segretari delle principali forze politiche per verificare se vi siano le condizioni per il proseguimento della legislatura. L’ipotesi di una fine prematura sarebbe stata scongiurata dal leader del Pdl, Angelino Alfano che, parlando di fronte alla Camera, ha comunicato la decisione del gruppo parlamentare di consentire una fine «ordinata». Tuttavia, ha fatto presente che l’esperienza Monti, a prescindere dalla stima che il Pdl continua a nutrire nei suoi confronti si è conclusa. Alfano, in particolare, ha fatto presente che, nonostante molto sia stato fatto, buona parte delle promesse, da parte dell’esecutivo, non siano state mantenute. A partire da una legge che disciplinasse in maniera seria le intercettazioni, all’introduzione della responsabilità civile per i magistrati. Maurizio Lupi, deputato del Pdl e vicepresidente della Camera, anch’egli tra coloro che si sono astenuti dal voto, oggi ha votato no al dl sui costi della politica nelle Regioni; e ha a sua volta illustrato le ragioni della sua scelta. Legandole maggiormente a questioni di merito relative al contenuto del dl in esame. «Come indicato dal gruppo del Pdl», ha dichiarato «ieri mi sono astenuto sul voto di fiducia, per le motivazioni espresse dal capogruppo». Lupi ci ha tenuto a precisare di «aver votato contro, oggi, pur non essendo contro i giusti tagli ai costi della politica contenuti nel decreto, ma al fatto che dopo aver ricevuto rassicurazioni dal Governo attraverso l’approvazione di due ordini del giorno riguardo l’esenzione Imu per gli enti non profit, sono seguiti atti in senso radicalmente contrario». Come se non bastasse, il governo si è prodigato in ulteriori promesse, senza, tuttavia, mantenerle. «L’altro ieri – continua Lupi – è anche uscita una risoluzione del ministero dell’economia con la quale si interpreta la norma obbligando retroattivamente al pagamento Imu gli enti non profit già nel 2012».
Una posizione decisamente «ostile al terzo settore da parte del governo» che, secondo il vicepresidente di Montecitorio non è «accettabile». «Si tratta infatti – conclude – di un patrimonio del nostro paese che va difeso in Italia ed in Europa, che con questi provvedimenti sono destinati alla chiusura».