La notizia delle indagini sul tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, di questa mattina, è sembrata la prosecuzione di quanto era già uscito nelle scorse settimane, quando si era parlato di fondi di partiti investiti in Tanzania. Nella tarda mattinata però il decreto di perquisizione, eseguito questa mattina dalla Guardia di finanza nella storica sede leghista di Via Bellerio a Milano, ha lasciato intendere degli sviluppi inaspettati. I pm hanno infatti messo per iscritto che si tratterebbe di «esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord», più precisamente «contanti o con assegni circolari o attraverso contratti simulati»
Il coinvolgimento di Umberto Bossi, leader indiscusso e fondatore del Carroccio, è ancora tutto da verificare, ma mette certamente sotto una luce diversa l’intera vicenda.
Nella mattinata infatti le dichiarazioni dei leghisti chiedevano a Belsito un passo indietro, per “fare pulizia” e preservare l’immagine del movimento. 
Roberto Maroni, ex ministro dell’Interno e protagonista in questi mesi di una battaglia interna contro i bossiani e il “cerchio magico”, arrivando in università Cattolica ha dichiarato: «si tratta di una brutta vicenda iniziata tempo fa, con indiscrezioni su operazioni diciamo strane, ed è una conseguenza molto negativa su cui non si è fatta sufficiente chiarezza. È il momento di cogliere questa occasione per fare pulizia. Queste cose fanno male alla Lega e ai suoi militanti».
Si attende di capire se le varie anime del partito padano si ricompatteranno attorno al capo o se la battaglia ricomincerà più dura di prima.
Ad ogni modo, i pm sarebbero arrivati a Belsito partendo da alcune indagini su transazioni finanziarie di Stefano Bonet, e Paolo Scala, due uomini d’affari già indagati. È a partire da questa pista che porta in Tanzania che le attenzioni degli inquirenti si sarebbero rivolte sulla Lega Nord. Il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, riguarderebbe invece la gestione dei rimborsi elettorali arrivati al Carroccio. Le perquisizioni non hanno riguardato solo Milano, ma anche Genova, città originaria di Belsito. 



Le indagini invece ruotano su Milano, Napoli e Reggio Calabria. Duranta la perquisizione era presente anche il pm Woodcock che non ha comunque voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti presenti, confermando però di aver trovato collaborazione da parte del personale presente nella sede milanese. La conclusione del sopralluogo degli inquirenti è stata confermata anche ai microfoni di Radio Padania Libera, presente nello stesso edificio. 

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