“Sono ancora il capo” e “io e Maroni decideremo tutto insieme. Sono il presidente e siamo uguali”. A Umberto Bossi non interessa il fatto che secondo Statuto non potrebbe più controllare la gestione della Lega e in una intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano si dice convinto di avere ancora tra le mani le redini del partito. E quando il giornalista gli fa notare di non poter decidere le alleanze da solo, lui risponde: “Mai deciso da solo, ne parleremo. Io sono qui da sempre, abbiamo cambiato la storia, mi ascoltano, mi ascoltano. Poi decideremo insieme, ma conosco bene tutti, amici e nemici”. Riferendosi invece alla possibilità di vedere Maroni correre per la carica di governatore della Lombardia, l’ex incontrastato leader di via Bellerio fa sapere che Formigoni “resta lì fino alle politiche, credo primavera 2013 e accorperemo le regionali”, mentre l’ex ministro dell’Interno “ora è segretario e ha molte cose da fare, anche se ha venti persone con lui e io l’aiuto, ma il governatore si fa a tempo pieno”. Ilsussidiario.net ha intervistato Luigi Moncalvo, ex direttore de La Padania, per chiedergli di commentare le dichiarazioni di Bossi e ipotizzare possibili scenari futuri.
Come interpretare quanto affermato da Bossi?
Quanto sta accadendo dimostra ancora una volta la volontà di colpire Bossi ogni volta che tenta di alzare la voce. Questo perché il cosiddetto “ufficio spionaggio interno” della Lega, dopo aver saputo dell’intervista rilasciata a Il Fatto Quotidiano, ha subito fatto scattare la controffensiva e stasera in televisione ecco la registrazione della telefonata di Belsito. Non tanto dal punto di vista di Bossi, quanto da quello più generale, c’è una vera situazione da ospedale psichiatrico.
Come vede Maroni in corsa per la Lombardia?
Quando Maroni si lancia in certe dichiarazioni dimostra che la sua linea politica punta ancora ad essere una “sottomarca” del Pdl e di Berlusconi. In quali casi Maroni potrebbe andare in Regione al posto di Formigoni? Soltanto se si arriverà a un patto di desistenza, in cui il Pdl sceglie di non presentarsi alle regionali e la Lega alle politiche. Ma quando mai si è visto un partito che non partecipa alle politiche per poter governare una regione? Una scelta del genere andrebbe soltanto a disorientare gli elettori di entrambi gli schieramenti.
Secondo lei come si sta muovendo la Lega di Maroni?
Ho notato alcune scelte che mi hanno lasciato perplesso, a cominciare dalla tanto decantata battaglia all’Imu. I primi sindaci che l’hanno fatta pagare sono stati proprio quelli leghisti e in alcuni comuni piemontesi addirittura con le aliquote più alte d’Italia. Anche l’idea di fissare il raduno di Pontida il 7 aprile la trovo quanto mai particolare: oltre al fatto che si tratta di un periodo stagionale troppo rischioso, a mio giudizio Maroni ha scelto tale data perché facilmente rinviabile. Le elezioni si svolgeranno nella primavera del prossimo anno quindi è possibile che Pontida rientrerà in quel periodo precedente in cui sono vietate manifestazioni elettorali.
Maroni si può considerare il capo della Lega?
Maroni è un democristiano nato e gli manca sempre quel “quid” che lo lascia incompleto. Non ha avuto il polso di ferro in precedenza e ora si ritrova con un Bossi che in America verrebbe chiamato “back seat driver”, cioè colui che in automobile resta seduto dietro ma nonostante questo vuole guidare e dare indicazioni. Il problema è che una macchina non si può guidare né con qualcuno che da dietro continua a dare indicazioni né direttamente dal sedile posteriore: in tutti i casi è una figura che non può esistere.
Cosa dovrebbe fare quindi Maroni?
Per togliere veramente qualcuno dalla scena bisogna farlo quando è il momento giusto. Bossi adesso è presidente e finché resterà all’interno della Lega continuerà a restare alle spalle di Maroni: crede che rinuncerà a tutte le feste estive del partito, al comizio a Ponte di Legno o che dovrà chiedere il permesso a Maroni per poter essere presente? Bossi ci sarà, parlerà e tutto quello che dirà continuerà a essere dottrina per chiunque lo ascolti.
(Claudio Perlini)