Ha un bel dire Antonio Di Pietro a lanciare l’asse dei “non allineati”; ovvero, l’alleanza tra Sel e, se dovesse starci (ma non ci starà) con l’M5S di Beppe Grillo. Tuttavia, mentre il legame tra Bersani e Casini appare sempre più solido, che Nichi Vendola sia intenzionato a correre assieme all’Idv, con la pressoché assoluta certezza di perdere, è tutto da dimostrare. Non è un caso che la recente denuncia dell’ex pm di Mani pulite tradisca un certo nervosismo. «La vera ragione per cui non è stata ancora varata la legge elettorale è che i partiti dell’attuale maggioranza, rappresentanti in Parlamento da nominati e non da eletti, vogliono garantirsi il modo di tornare in Parlamento senza dover rendere conto all’Idv o al Movimento 5 Stelle che non sono allineati», ha dichiarato, segnalando l’esistenza di un accordo ormai definito tra Pdl, Pd e Udc. Il Pd, per bocca di Enrico Letta, si è limito a smentire l’esistenza di un simile patto, facendo presente che non ha fondamento e che i gruppi parlamentari stanno lavorando per il superamento del Porcellum. Tutto qui. Abbiamo fatto il punto della situazione con Piero Ignazi, politologo e professore ordinario di Politica comparata presso l’Università di Bologna.

Crede che Antonio Di Pietro tema di essere isolato attraverso i connotati che potrebbe assumere l’accordo sulla legge elettorale?

Il suo isolamento non dipenderà dalla legge elettorale che sarà messa a punto. Non credo, infatti, che si andrà incontro ad una riforma il cui obiettivo sia quello di sfoltire le ali estremiste dell’arco costituzionale.

Perché i partiti maggiori non dovrebbero trovare un accordo per impedire ai più piccoli di entrare in Parlamento?

Lo trovo molto difficile. Partiti piccolissimi – quelli che una volta venivano definiti “cespugli” – ormai, non ne esistono più. Ci sono formazioni che, al limite, dispongono di consensi non inferiori al 6-7%. Non è pensabile che si introduca una soglia di sbarramento tanto bassa da non consentirgli di far parte del Parlamento.  

In ogni caso, crede che la legge elettorale si farà?

Direi di sì. L’attuale legge, ormai, nessuno riesce più a difenderla in maniera seria.

Dopo il blitz al Senato, con il quale è stato approvato il semipresidenzialismo dal Pdl e dalla Lega, a prescindere dagli accordi che erano stati assunti con le altre forze politiche, ci sono ancora margini di collaborazione?

Sulla legge elettorale sì. Esiste tuttora una convergenza di fondo, oltre allo stimolo contino da parte del capo dello Stato. Caso mai, temo che non si tratterà di una buona legge. La lunga gestazione e la pluralità della contrapposte posizioni rischiano di determinare un compromesso al ribasso.

Tornando a Di Pietro: da cosa dipenderà, il suo isolamento, se non dalla legge elettorale?

Anzitutto, dall’erosione che il suo partito subirà ad opera dei grillini, che intercetteranno parte dell’elettorato dell’Italia dei valori (non è un caso che Di Pietro punti sempre di più ad un alleanza con l’M5S); in seno al partito, inoltre, stanno iniziando a deflagrare alcune componenti dissidenti. In quanto partito personale, in sostanza, sta subendo il declino subito dagli altri partiti simili, fondati sul carisma del leader, in maniera analoga a quello di Berlusconi e di Bossi.

L’alleanza con il Pd è ancora possibile?

Mi pare improbabile. Di Pietro non ha fatto altro che radicalizzare sempre di più le proprie posizioni, rendendo sempre più difficile il rapporto con il Pd.

Non crede che, a questo punto, potrebbe saltare anche il rapporto privilegiato con Nichi Vendola, il quale potrebbe preferire un’alleanza con chi ha maggiori chance di vittoria?

Non c’è dubbio. D’altro canto, tra Idv e Sel non c’è mai stata un’osmosi politica e ideologica, ma una semplice convergenza in termini di opposizione dura.

Quali sono le principali differenze tra i due?

L’Italia dei Valori è rappresentata da Di Pietro e da una serie di personaggi uniti a lui nel nome dell’ostilità generalizzata alla classe politica, al malcostume e all’illegalità; tuttavia, è assimilabile ad una sorta di armata Brancaleone e questa debolezza, nonostante il ritorno di Berlusconi aiuterà a serrare le fila, verrà sempre più a galla. Sel, pur con varie contaminazioni, rappresenta la sinistra radicale.

E’ verosimile che Sel possa allearsi con l’Udc?

Se Berlusconi è riuscito a far convivere la Lega e Alleanza Nazionale, tutto è possibile. 

 

(Paolo Nessi)