Da sempre il Movimento 5 Stelle si batte contro i finanziamenti pubblici a tv, quotidiani e radio, contro i finanziamenti ai partiti e a ogni tipo di gioco corrotto e immorale della politica italiana. Era stato lo stesso Beppe Grillo a suggerire caldamente ai suoi di non andare in tv, di non partecipare ai sempre più frequenti e ridondanti talk show, da Ballarò fino a Matrix. Eppure Giovanni Favia, consigliere regionale e volto tra i più noti del Movimento, ammette di esserci cascato confessando di aver attinto ai fondi pubblici per pagare interviste e comparsate sulle reti locali. Così, dopo la notizia diffusa recentemente da La Repubblica, è scoppiata la bufera sui tutti quei consiglieri che, con i soldi della Regione, pagano interviste che successivamente vengono mandate in onda su tv e radio locali emiliane. Ben presto l’Aser, il sindacato dei giornalisti, ha spinto l’Ordine ad aprire procedimenti contro ogni giornalista che avesse chiesto pagamenti per ospitare spazi per la politica, mentre il grillino Favia ha attaccato duramente il quotidiano romano che ha diffuso la notizia: “La solita operazione di disinformazione di Repubblica nei nostri confronti – ha detto all’ANSA -. Noi non paghiamo nessun giornalista né abbiamo quotidiani amici. Abbiamo acquistato degli spazi autogestiti per fare un’ora di informazione in diretta con telefonate aperte alle domande dei cittadini. La terzietà era garantita dal fatto che tutte le forze politiche vi partecipavano in regime di Par Condicio. La cosa su cui Repubblica non si interroga è come mai il Pd fosse l’unico a non pagare pur partecipando”. L’acquisto di spazi, continua Favia, è una pratica che “abbiamo sempre dichiarato sul nostro sito. Mi chiedo perché Repubblica ne parla proprio in questi giorni in cui si discute del rinvio a giudizio di Errani”. Nel bel mezzo delle polemiche decide di scendere in campo anche Beppe Grillo: l’ex comico genovese si arma di tastiera e pubblica un nuovo post sul blog del Movimento, intitolato “La radio delle mille colline”, in cui spiega che ormai da mesi, “con un ritmo sfiancante, i quotidiani, e le testate on line che vivono di notizie “copia e incolla” e rimbalzano le falsità, insultano, diffamano, spargono menzogne, inventano fatti, creano dissidi inesistenti, diffondono odio su di me e sul Movimento 5 Stelle”.
Gli stessi quotidiani e testate, continua Grillo, “danno spazio a personaggi che non intervisterebbe neppure un giornalino scolastico, scavano nel passato e osservano con una gigantesca lente di ingrandimento il presente dei consiglieri 5 Stelle per trovare il più piccolo indizio per dimostrare che il M5S è uguale agli altri, peggio degli altri e, se messo alla prova, ruberebbe più di qualunque partito. Nulla gli è perdonato, soprattutto l’onestà”. Tutto, secondo il leader del M5S, è cominciato dalla vittoria di Parma: “Da allora – scrive – l’informazione italiana ha un solo bersaglio, il M5S. Chi ne fa parte è diventato un illuso o uno scarafaggio, un “cafard” da denigrare, da eliminare dalla vista degli italiani. La Radio Televisione Libera delle Mille Colline Italiana sta facendo a tempo pieno il suo sporco lavoro per garantire la continuità del Sistema alle prossime elezioni politiche”. Ecco allora che “gli avversari si diffamano, si isolano, si mandano in esilio come Ingroia. Solo come extrema ratio si eliminano, ma è una soluzione che presenta un prezzo molto alto da pagare all’opinione pubblica. La Radio delle Mille Colline rwandese (RTLM) aveva un solo speaker, quella italiana ne ha un numero quasi infinito, non sono di destra o di sinistra, sono servi ed eseguono gli ordini”. Grillo spiega di avere come l’impressione di trovarsi “in un’arena con gli altoparlanti che incitano gli avversari, ma anche il pubblico, a colpire il MoVimento 5 Stelle, causa di tutti i mali, concentrato di populismo e demagogia, unico vero problema dell’Italia. Di quest’Italia marcia…”. E saluta, a modo suo: “Ci vediamo in Parlamento. Sarà un piacere”.