Mattero Renzi, il sindaco di Firenze grande rivale di Bersani dentro al Pd, ha lanciato stamane la sua attesa campagna per le primarie del suo partito. Lo ha fatto da Verona, prima tappa di un tour che lo porterà in giro per alcune piazze d’Italia. Con un camper, quello che oggi usano un po’ tutti in campagna elettorale, con su scritto “Mattero Renzi adesso!”. Da subito ha lanciato le parole d’ordine che caratterizzano il suo manifesto elettorale: emozione, futuro e speranza. Emozione data dalla politica, futuro da costruire per i nostri figli, speranza nei giovani. Matteo Renzi si è anche candidato non solo a leader del Pd, ma a governare l’Italia intera dopo il 2013. In questo senso, anche qui ha le parole d’ordine: Europa, futuro e merito. Una Europa, ha spiegato, non più da subire ma da vivere mentre futuro e merito sono ciò che serve a cambiare l’Italia. Poi ha lanciato l’invito a tutti coloro che sono rimasti delusi da Silvio Berlusconi a votare per lui. Insomma, tanta carne al fuoco per il giovane sindaco che si butta dunque alla ribalta nazionale. Qualcuno ha notato che nel primo discorso della sua campagna elettorale, il sindaco di Firenze ha usato molte metafore di tipo calcistico, ad esempio spiegando che se il centrosinistra rifiuta la logica del catenaccio e invece gioca all’attacco, può anche vincere. Chiudendo con un calcio di rigore: “Il rischio vero è quello di non tirare il calcio di rigore, non quello di sbagliarlo”. Il comizio è stato aperto da un video che mostrava i principali accadimenti degli ultimi venticinque anni, ad esempio le figure di Reagan e Gorbaciov oppure la Jugoslavia che non esiste più. Quindi un mondo cambiato mentre invece in Italia i leader sono rimasti sempre gli stessi. E’ il suo tema preferito, quello del rottamatore che vuole mandare via tutta o quasi l’attuale leadership del suo partito. “Forse vogliono darci un punto di riferimento, la certezza di qualcosa immobile in un mondo che cambia. Oggi noi siamo qui per puntare il compasso e girarlo da un’altra parte: vogliamo dire che cosa ci immaginiamo noi per il nostro futuro e non vogliamo limitarci ad aspettare; vogliamo crearlo e essere protagonisti, perché lì sta la grande forza della sinistra” ha detto. Ha quindi invocato la generazione Erasmus, quella degli studi scambio, dicendo che none esiste solo quella che ha fatto il 68. Una generazione che non è fatta di bamboccioni, gente che non viene dal pianeta delle chiacchiere ma che è fatta di sindaci e amministratori. Ma Renzi si è anche detto pronto a dare una mano al suo partito in caos non dovesse vincere le primarie: “se si perde, si fa quello che fanno le persone serie: non ci si inventa l’ennesima formazioncina politica di serie Z, si dà una mano a chi ha vinto”.
Ha aggiunto che la sconfitta fa parte del gioco e la vera sconfitta è non provarci” ha detto. Per Renzi il problema è cambiare l’Italia non il Pd e basta e comunque le primarie non sono una concessione ma un elemento costitutivo del partito.