Non c’è linea o strategia, solo improvvisazione. Uno dice una cosa e un altro la cosa contraria. E non si parla, qui, del conflitto tra maggioranza e opposizione. Ma tra il Pdl e il Pdl. La compagine governativa guidata da Alfano rivendica soddisfatta l’approvazione della legge di stabilità. «Per la prima volta dopo molti anni, la pressione fiscale sui cittadini, famiglie e imprese diminuirà», dice Alfano. I falchi fanno presente che «di questa stabilità si può morire» (Sandro Bondi), «ha un impianto generale conservativo e deludente» (Daniele Capezzone), «è priva dello choc positivo che era ed è necessario al Paese» (Raffaele Fitto) e «ha un approccio minimalista» (Daniela Santanchè). E’ un po’ come se, ormai, a nessuno importi nulla neppure di salvare le apparenze. Guido Crosetto, che è stato una delle menti economiche pensanti del Pdl, ci spiega cosa ne pensa della legge di stabilità e cosa sta succedendo nel suo ex partito.
Come giudica l’operato del governo?
Si sono limitati a fare quello che potevano fare. Si può discutere se sarebbe stato meglio allocare i pochi soldi a disposizione sul taglio del cuneo fiscale (misura lodevole) o altrove. Resta il fatto che se il governo davvero avessero ambito a realizzare qualcosa di più incisivo, avrebbero dovuto mettere in discussione le imposizioni europee, e modificare il recinto che è stato accettato. Il che, in un momento di recessione come questo, sarebbe stato fondamentale per sbloccare maggiori risorse.
Si poteva restare nei margini europei e tagliare di più.
Guardi, finché si nomineranno commissari per la spending review, continueremo ad avere la dimostrazione che costoro non capiscono nulla. La spending review si fa ministero per ministero, capitolo per capitolo. Sono quelli che spendono che devono tagliare. Non è pensabile che un solo uomo disponga delle capacità ultraterrene per controllare 4 milioni e mezzo di persone che producono la spesa pubblica.
Come può pensare che il ministero tagli se stesso?
Si può pensare, eccome. E’ sufficiente che le persone che vi lavorano siano premiate in base ai risultati e ai risparmi che producono. Certo che finché nel pubblico impiego si continuerà e premiare indistintamente quello che risparmia, quello che spende male e quello che ruba, e a dare a tutti o stesso stipendio, non cambierà nulla.
Lei che è stato sottosegretario alla Difesa non ha nulla da rimproverarsi?
Guardi, le racconto una caso paradossale: prima che arrivassi io, il ministero spendeva 60 milioni di euro all’anno per servizi di guardiania notturna. Non so se mi spiego: le Forze armate spendevano 60 milioni di euro per pagare dei vigilantes! Ecco, dopo un anno che ero lì, i 60 milioni di euro sono stati azzerati.
Torniamo alla legge di stabilità. La nuova Trise è una nuova tassa?
Indubbiamente. E’ una nuova tassa. Peraltro, rispetto all’Imu e alla Tares, comporterà un esborso maggiore per i cittadini. Se, infatti, ci consentirà di restare sotto il tetto del 3 per cento al rapporto deficit/ pil, l’importo complessivo non potrà che essere attorno ai 10 miliardi. 6 miliardi in più rispetto all’Imu.
I ministri del Pdl si sono definiti le “sentinelle antitasse”.
Lo sono nella misura in cui io sono una ballerina del Bolshoi. Nessuno di loro capisce nulla di bilancio dello Stato, nulla di contributi e tasse, e quasi nulla di sgravi fiscali.
Non è necessario essere esperti fiscali per sapere che la Trise sia una nuova tassa.
Cosa le devo dire? Fanno finta di non saperlo, come fanno finta di non sapere che Letta è di centrosinistra e che questo governo sta facendo dei danni. Cosa gli costa, quindi, fingere di non accorgersi che è stata introdotta una nuova tassa?
Da cosa dipende il loro atteggiamento?
Devono mandare giù qualsiasi cosa. La sopravvivenza politica della compagine ministeriale del Pdl è legata indissolubilmente alla durata di questo governo. Se non resiste almeno due o tre anni, sono politicamente morti.
Perché ne è così convinto?
Perché è evidente che nel momento in cui hanno deciso di votare la fiducia al governo in contrasto con Berlusconi, hanno tagliato i ponti con lui. Ora, quindi, sono obbligati a stare con Letta.
I falchi, i lealisti, e tutti quelli che non sono al governo, invece, che interessi hanno?
Non hanno i numeri per dar vita ad una maggioranza e, di conseguenza, non possono fare altro che fare buon viso a cattivo gioco. Proveranno a modificare qualcosina, alzeranno la voce, cercheranno di darsi un tono, insomma. Né loro né Berlusconi potranno, però, permettersi di più. Faranno un po’ di rumore per giustificare, alla fine, il voto favorevole che daranno alla legge di Stabilità quando sarà votata in Parlamento.
Cosa dovrebbero fare?
Se fossero costretti, votare contro la fiducia al governo. Continuare con questo teatro non fa bene a nessuno, specie al Paese.
Che peso ha Berlusconi in tutto questo?
Rispetto all’operato del governo, ben poco. In ogni caso, sembra effettivamente politicamente indistruttibile.
(Paolo Nessi)