Messo in sicurezza l’argine destro del governo e disinnescate le minacce provenienti da quella zona – grazie alla scissione degli alfaniani – restano “solo“ da neutralizzare le insidie di tutto il resto del Parlamento. Del Pd, in particolare. Finora, si è sottovalutata la potenziale carica destabilizzante, per l’esecutivo, che rappresenterà l’elezione di Renzi alla segreteria del partito. Ovvero, non si è ancora analizzata dettagliatamente la situazione che si determinerà all’indomani delle primarie. Renzi, ormai da mesi, non fa che ripetere quanto è giovane e che, di conseguenza, non ha fretta di essere candidato a Palazzo Chigi. E’ vero il contrario. Accaparrarsi la segreteria del Pd con una vittoria a mani basse sarà un’operazione riuscita esclusivamente nel caso in cui si andasse il più fretta possibile ad elezioni anticipate. Più la legislatura resta in vita, più il sindaco di Firenze diventa bollito. Tra due anni, per intenderci, sarebbe già un 40enne consunto e logorato dalle vicissitudini del partito.
Per questo, sarà interessante cogliere le dinamiche parlamentari dei renziani; prima, durante, e dopo il congresso che, l’8 dicembre, incoronerà il loro leader. Quel che è certo è che, se volessero, i numeri per far cadere il governo ce li avrebbero, eccome. Si pensa che siano una sparuta pattuglia, ma questo era vero solamente a inizio legislatura quando, in buona parte, i deputati e i senatori piddini erano stati eletti in quota Bersani.
Da allora, in tantissimi, fiutando il vento, si sono riposizionati. Al Senato, erano dieci: Andrea Marcucci, Rosa Maria De Giorgi, Stefano Collina, Nadia Ginetti, Roberto Cociancich, Laura Cantini, Mauro Del Barba, Isabella De Monte, Stefano Lepri e Mario Morgoni. Dopo la raccolta di firme in sostegno della candidatura di Renzi, sono diventati 50, quasi metà dei 108 senatori del Pd. Si sono aggiunti, infatti: Salvatore Margiotta, Daniela Valentini, Francesco Scalia, Vincenzo Cuomo, Camilla Fabbri, Nicola Latorre, Donella Mattesini, Silvana Amati, Massimo Caleo, Francesca Puglisi, Raffaele Ranucci, Franco Mirabelli, Rosanna Filippin, Giorgio Pagliari, Leana Pignedoli, Nicoletta Favero, Manuela Granaiola,Venera Padua, Pamela Orrù, Franco Moscardelli, Bruno Astorre, Emilia Grazia De Biasi, Giorgio Tonini, Maria Teresa Bertuzzi, Monica Cirinnà, Carlo Lucherini, Vito Vattuone, Nadia Ginetti, Mario Morgoni, Rosa Maria Di Giorgi, Annamaria Parente, Giorgio Santini, Stefania Pezzopane, Marco Minniti, Roberta Pinotti.
Analogamente, alla Camera, i deputati che si sono schierati con il rottamatore sono circa 150, poco meno della metà del gruppo (340); per citarne alcuni tra i più noti, con Renzi sono passati Dario Franceschini, Antonello Giacomelli, Michela Marzano, Roberta Pinotti, Marianna Madia, Walter Verini, Francesco Boccia, Lorenzo Basso, Francesco Sanna, Alessia Morani, Alessia Rotta e Vanna Iori.
Gianni Cuperlo, il principale competitor di Renzi, dal canto suo è riuscito a collezionare una schiera piuttosto nutrita di sostenitori, annoverando ben 165 parlamentari. Tra i suoi supporter più noti ci sono: Pier Luigi Bersani, Ugo Sposetti, Stefano Fassina, Fausto Raciti, Antonio Boccuzzi, Daniele Marantelli, Dario Ginefra, Sesa Amici, Vannino Chiti, Cesare Damiano, Gero Grassi, Claudio Martini, Barbara Pollastrini e tutti i giovani turchi. Gli altri due candidati alla segreteria, Gianni Pittella e Pippo Civati, dal canto loro, sono rimasti a bocca asciutta, non riuscendo a “prendere” neanche un parlamentare.
(di Paolo Nessi)