La situazione è più precaria del previsto. Il consolidamento del fronte destro della maggioranza non scongiura eventuali tiri mancini, per l’appunto, da sinistra. Da Renzi, in particolare, che nelle ultime settimane ha dato vita ad un crescendo continuo di minacce più o meno velate. Certo, il sindaco di Firenze è in campagna elettorale e non tutte le sue affermazioni vanno prese alla lettera. Resta il fatto che, dall’8 dicembre, sarà il capo del principale partito che sostiene il governo. Se tutto questo non inducesse in Enrico Letta un minimo di preoccupazione, non si sarebbe incontrato con Napolitano, ieri sera, per fare il punto sulla situazione e ipotizzare un passaggio parlamentare di chiarimento (che secondo il ministro Franceschini, potrebbe esserci l’11 dicembre). Il commento di Stefano Folli, editorialista de Il Sole 24 Ore.
Come evolverà lo scenario?
Dobbiamo capire se Renzi e Letta riusciranno a celebrare una sorta di “minicongresso”, risolvendolo attraverso la sottoscrizione di un accordo programmatico che sia serio, sostanziale e non si limiti a dare materiale per i giornali. Insomma, non mi preoccupa che Renzi, da futuro leader del principale partito della maggioranza, avanzi delle pretese. Temo, invece, che si persista in una fase di ambiguità.
E se le cose si metteranno proprio in questa maniera?
In tal caso, il rischio immediato non sarà di certo la caduta del governo. In questa fase, infatti, è escluso che Renzi possa ottenere le elezioni; casomai, l’assenza di un nuovo patto determinerebbe l’incapacità del governo di ripartire realmente. Il che, ci farebbe ripiombare in una circostanza giù sperimentata più volte, dove un esecutivo chiamato a rispondere ad un’emergenza riesce, al massimo, a gestire l’ordinaria amministrazione.
Cosa potrebbe chiedere Renzi?
C’è solo l’imbarazzo della scelta in un Paese ingessato come il nostro, dal taglio della spesa pubblica improduttiva, alla realizzazione di un piano serio di liberazioni, passando per degli interventi efficaci sul mercato del lavoro. Resta da capire se disporrà del coraggio politico necessario, considerando che la classe dirigente a cui siamo abituati non è in grado di prendersi le proprie responsabilità per ragioni legate al consenso e alle elezioni.
Eppure, Renzi non è famoso per la concretezza delle sue proposte.
Renzi è vago perché punta a fare l’en plein alle primarie. Dal 9 dicembre, dimostrerà se sarà in grado di entrare nel merito delle questioni e assumersi la responsabilità di un accordo che comporta dei rischi. Di sicuro, non potrà adottare la stessa identica strategia che lo ha guidato in campagna elettorale.
Quando sarà siglato questo patto?
Indubbiamente, l’eventuale richiesta di fiducia alla Camere da parte di Letta rappresenterebbe il contesto più corretto.
La proposta di Renzi di «mandare in pensione i saggi e la proposta riforma dell’articolo 138» non rischia di far arenare il percorso di riforme?
Non sappiamo ancora se, nella sostanza, ci sarà coerenza tra ciò che si afferma e come si agisce. Per ora, la fase è confusa. Direi che possiamo dare a Renzi il beneficio del dubbio. Si sta occupando di un mestiere difficilissimo, rispetto al quale non ha ancora grande esperienza. Non mi stupisce che possa compiere degli errori o andare in confusione su alcuni punti. C’è da capire se riuscirà a imparare in fretta. Di sicuro, dovrà dare un segnale del suo arrivo sulla scena politica senza, ovviamente, apparire come il sabotare frustrato del governo.
Delle riforme, in ogni caso, cosa ne sarà?
Non c’è ragione per cui Renzi e Letta, insieme, non possano riuscire a farle. Dopo lo slittamento della votazione, da parte della commissione Affari costituzionali, degli ordini del giorno sulla legge elettorale, il sindaco di Firenze potrebbe anche ascriversi il merito di esser stato lui a condurre in porto la modifica del Porcellum.
Alfano potrà accettare supinamente il programma di Renzi?
Indubbiamente, la sua sopravvivenza politica dipenderà anche dalla capacità di far valere le ragioni del suo programma. Tuttavia, il suo interlocutore non sarà Renzi, ma Letta. Anche perché, francamente, non credo proprio che Renzi abbia voglia di farsi vedere in un vertice di maggioranza assieme ad Alfano. Fermo restando che se il primo appare più credibile nel minacciare una crisi di governo, il secondo non lo è affatto.
(Paolo Nessi)