Bersani dovrà scervellarsi per trovare una maggioranza tale da convincere Napolitano a mandarlo in Parlamento a chiedere la fiducia. Senza numeri garantiti, il capo dello Stato obbligherà il leader del Pd e rinunciare. Impresa ardua, dato che Grillo si ostina a dire no, mentre al Pdl, che sarebbe disponibile ad un accordo di governo, è il Pd che continua a dire no. Non tutti. Graziano Delrio, per esempio, presidente dell’Anci piddino e renziano, intervistato da Repubblica, ha dichiarato: «pronti al governo di scopo con il Pdl, non è il momento di fare i capricci». La cosa non è andata giù all’onorevole Stefano Fassina che, su Facebook, ha reagito duramente, scrivendo: «E‘ grave che, in ore decisive per la costruzione di un governo adeguato alle sfide di fronte all’Italia, una parte del Pd intervenga per indebolire il tentativo del Presidente incaricato Bersani prospettando una possibile maggioranza con il Pdl per un Governo del presidente». Cosa sta accadendo all’interno del Pd? Lo abbiamo chiesto direttamente a Fassina.
Perché accordarsi con il Pdl sarebbe così grave?
La prima ragione è politica. La direzione del Pd ha approvato all’unanimità la proposta di Bersani di fare un tentativo che escluda un governo assieme al Pdl. Si tratta, quindi, di una questione di coerenza con quanto abbiamo votato. La seconda ragione – quella alla base della presa di posizione della direzione – entra nel merito dell’ipotesi: dalle elezioni, nonostante l’eterogeneità del voto, è emersa una richiesta di cambiamento sul terreno della moralità pubblica e della politica economica. Un governo che abbia il supporto di Berlusconi, non è nelle condizioni di poter rispondere a tali esigenze di cambiamento e rinnovamento.
Lei ammetterebbe, come ha fatto Fioroni su queste pagine, una collaborazione sul terreno delle riforme?
Che le riforme istituzionali si facciano assieme è implicito in qualunque democrazia, così come scrivere insieme le regole del gioco includendo in un percorso condiviso anche la scelta del garante di tali regole, ovvero il presidente della Repubblica. Credo, infatti, che la sua elezione dovrà essere condivisa dal numero più alto possibile di forze politiche. Del resto, Napolitano, nel discorso in cui ha conferito l’incarico a Bersani, pur riconoscendo la difficoltà di un governo di larghe intese, ha indicato nelle riforme il contesto delle convergenze.
Chi e quanti sono quelli che, all’interno del Pd, stanno cercando di indebolire il tentativo di Bersani?
Non mi interessa fare nomi. E’ sufficiente leggere i giornali per farsi un’idea. Quel che mi importa è fare una valutazione di carattere politico generale. E ribadire come le singole posizioni, per quanto legittime, non rappresentano quelle del partito.
Come farà il suo partito a trovar una maggioranza in grado di garantire la nascita di un governo?
Guardi, il tentativo di Bersani si fonda sulla ricerca di quelle forze disposte a condividere i nostri punti programmatici. Il Pdl, più volte, nella scorsa legislatura, si è dimostrato incompatibile con le nostre priorità quali la riforma della giustizia, la legge sul conflitto d’interessi e quella sulla corruzione. Detto questo, Bersani continuerà a rivolgesi a tutto il Parlamento. Ci rendiamo conto perfettamente del fatto che l’operazione risulta estremamente difficile. Riteniamo, tuttavia, che nonostante tutti gli ostacoli, la nostra è l’ipotesi più credibile per dare un governo al Paese. Questo, per dire che, sul fronte della possibilità di trovare i numeri per ottenere la maggioranza, ancora tutto può accadere. Alla luce di ciò, se ci saranno le condizioni per andare a chiedere la fiducia, al Senato, ciascuna forza politica si assumerà le proprie responsabilità di fronte ai cittadini.
(Paolo Nessi)