“La candidatura di Marina è un modo per mantenere nel supermarket elettorale il brand Berlusconi e continuare a farlo rendere. E’ un po’ come l’invenzione della Coca Cola Zero, il nome è diverso ma il brand è sempre lo stesso”. Ne è convinto Gigi Moncalvo, ex direttore de La Padania, a proposito dell’intervista rilasciata da Umberto Bossi all’Ansa in cui il Senatur ha affermato che “Marina potrebbe raccogliere il testimone dal padre. Io l’ho conosciuta ed incontrata più volte. Ne ho avuto una impressione abbastanza buona: potrebbe essere una carta buona da giocarsi”. Come ha aggiunto Bossi, riferendosi sempre alla figlia del Cavaliere: “Poi il fatto che sia una donna la avvantaggia: per le donne è un momento favorevole. Sembra che abbiano una marcia in più”. Fatto sta che Marina Berlusconi ha smentito tutto: “Dal momento che ogni mia dichiarazione non è servita finora a fermare le voci su una possibile candidatura, devo ribadire ancora una volta, e nel modo più categorico, che non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di impegnarmi in politica”.
Moncalvo, che cosa ha in mente Marina e qual è il senso della sua smentita?
La smentita di Marina Berlusconi fa parte di un lento ma rapido avvicinamento alle elezioni. E’ un modo attraverso cui il Cavaliere mette in campo tutti i carichi che ha nella pesante partita che sta giocando con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Le smentite di Marina sono le stesse che fa anche Berlusconi, il quale un giorno dice una cosa e il giorno dopo spiega che tutti hanno capito male.
Quindi secondo lei davvero il Cavaliere starebbe pensando di candidare la figlia Marina?
Berlusconi è un uomo di marketing, per lui la politica è un prodotto da fare arrivare con i camion, mettere nei supermercati e poi cercare di vendere. Un uomo di marketing sa che puoi vendere fino a un miliardo di lattine della Coca Cola, ma che per vendere di più devi inventarti un marchio nuovo, come Coca Cola Light o Coca Cola Zero.
Che cosa c’entra tutto ciò con Marina Berlusconi?
Siamo di fronte alla stessa idea: sulla scheda ci sarà scritto il nome Berlusconi, e la gente non starà a fare distinguo sul fatto che sia Silvio o Marina. Le notizie su una discesa in campo di Marina, con relativa smentita, non sono altro che un modo per continuare a essere sulle prime pagine tutti i giorni con il brand “Berlusconi”. E’ la stessa strategia che ha tentato di adottare Renzi, che ha creato il marchio e l’attesa del prodotto, ma poi non ha portato il marchio al supermercato della politica perché non si è candidato. Berlusconi invece è stato più furbo.
Per quale motivo?
Perché a differenza di Renzi tiene il brand sempre vivo. E’ la stessa strategia che ha adottato quando ha detto che avrebbe candidato Alfano o organizzato le primarie, e poi ce lo siamo trovati di nuovo candidato. Questa volta, poiché non può candidarsi, minaccia di mettere al suo posto la figlia Marina. La filiera dei Berlusconi è quindi lunga, e il Cavaliere continuerà a fare politica, nel senso che continuerà a tenere i comizi e comparirà in televisione nelle vesti di segretario del partito. Bisognerà a quel punto vedere che cosa accadrà con la commissione di vigilanza.
Che cosa ne pensa invece del ritorno a Forza Italia?
Il ritorno a Forza Italia è illegittimo perché il partito si è sciolto. Ci vorrebbe un congresso che decreti lo scioglimento del Popolo della Libertà e il ritorno a Forza Italia. Invece si sono limitati ad andare dal notaio e ad aprire il marchio Forza Italia. Ancora una volta è una considerazione della politica puramente commerciale e di marketing. Pubblicare oggi dei manifesti con la scritta Forza Italia è come mandare in onda una reclame dell’Idrolitina Gazzoni.
In che senso il ritorno a Forza Italia sarebbe illegittimo?
Il punto è che nessun organismo, direttivo o assemblea degli iscritti ha sancito il ritorno del vecchio simbolo, è stato semplicemente il padrone di Forza Italia a decidere ogni cosa con un “motu proprio”. Lo stesso padrone ora deciderà di candidare una persona il cui cognome è Berlusconi. Nel leggere la pagina di pubblicità di Forza Italia sui principali quotidiani, avrei voluto sapere a chi sia stata fatturata la reclame, con tanto di ditta, ente, partita Iva e codice fiscale. Se le regole sono queste, non c’è da stupirsi del fatto che l’unica volta che Berlusconi ha fatto un nome credibile, quello di Guido Barilla, si è dimostrato che si trattava di un’invenzione.
(Pietro Vernizzi)