Pierluigi Bersani è stato ospite, ieri sera, di Servizio Pubblico. Il talk show di Michele Santoro ha dedicato ampio spazio alla turbolenta discussione e susseguente approvazione in Senato del Jobs Act. L’ex segretario del Partito Democratico dice: “Nessuno può immaginare di aprire un voto di governo in questo momento. Ma la vicenda non è chiusa. Qualche piccolo passo comunque è stato fatto, non sono state settimane inutili. Il Jobs Act è una legge che merita qualche specificazione in più, per esempio ridurre la pletore dei contratti”. L’esponente dem pensa dunque che alla Camera possa arrivare qualche modifica al testo, così come si augura che i deputati operino per rivedere l’impianto della Legge elettorale, che così com’è al momento viene bocciato da Bersani. Infine, una battuta sul Presidente del Consiglio: “Matteo è un simpatico eccezionale, sputa tutti i giorni sul 25% grazie al quale oggi sta spavaldamente governando. Nessuno si aspetti che dia una coltellata alla schiena, preferisco prenderla”.
Due righe per commentare la sofferta approvazione – con tanto di voto di fiducia – in Senato del discusso Jobs Act, che ha spaccato in due lo stesso Partito Democratico, nonostante poi il testo abbia incassato ben 165 sì (e quindi l’appoggio della sua fazione dem, al netto di qualche defezione). Matteo Renzi scrive su Facebook poche parole: “Molto bene ieri sul #jobsact. Adesso decisi e determinati su semplificazione fisco #passodopopasso #italiariparte”. Il prossimo punto sull’agenda sarà dunque la revisione del farraginoso e intricato apparato del Fisco: l’esecutivo cercherà così di snellire la burocrazia tributaria, rendendola più semplice per il cittadino-contribuente
Dopo aver votato la fiducia al governo sul Jobs Act, presenterà le dimissioni da senatore. Lo ha annunciato il parlamentare del Pd Walter Tocci, spiegando di aver trovato “solo una via d’uscita dal dilemma” dopo aver espresso un “profondo dissenso” nei confronti della delega lavoro: “Voterò la fiducia al governo, ma subito dopo prenderò atto dell’impossibilità di seguire le mie idee e mi dimetterò da Senatore della Repubblica”, scrive Tocci sul suo blog. “È una decisione presa di fronte alla mia coscienza, senza alcun disegno politico per il futuro. Però continuerò come militante in tutte le forme possibili il mio impegno politico. È stato e sarà ancora la passione della mia vita”. Il senatore Pd si dice profondamente contrario al provvedimento, “sia nella forma che nella sostanza”. Soprattutto, scrive ancora, “mi preoccupano gli equivoci che hanno dominato il dibattito. I progetti raccontati ai cittadini non corrispondono ai testi che votiamo in Parlamento. L’opinione pubblica ha capito che stiamo cancellando l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, ma questo non c’è scritto nella legge delega”. D’altronde, si legge nel post, “quell’articolo non esiste più nella legislazione italiana perché è stato cancellato due anni fa dal governo Monti. Quindi in Italia sono già possibili licenziamenti individuali per fondati motivi. Ora si vuole aggiungere che si può licenziare anche dichiarando motivi falsi in tribunale. Ma questo è contrario alla civiltà giuridica”. Queste decisioni sono dunque “in contrasto con il mandato ricevuto dagli elettori. Non erano certo contenute nel programma elettorale che abbiamo sottoscritto come parlamentari del Pd nel 2013”.