“I nostri emendamenti correggono una rotta che è comunque inadeguata. Avremmo dovuto fare una manovra espansiva e mettere molte più risorse sugli investimenti”. Lo sottolinea il deputato del Pd, Stefano Fassina, che insieme ad altri esponenti di spicco della sinistra dem ha presentato ieri otto emendamenti firmati da una trentina di deputati. Insieme a lui Giuseppe Civati, Alfredo D’Attorre, Margherita Miotto e Gianni Cuperlo. L’iniziativa ha subito sollevato la polemica dei renziani. Ernesto Carbone, responsabile innovazione della segreteria del Pd, ha attaccato: “Senza entrare nel merito dei contenuti, è davvero incredibile che parlamentari, che fino a prova contraria fanno parte di un gruppo politico, convochino una conferenza stampa per illustrare emendamenti alla legge di stabilità pensati e redatti senza tener conto di una discussione nel gruppo e nella commissione competente”.
Che cosa chiedete con gli otto emendamenti?
Ciò che chiediamo è di cambiare una politica economica che non affronta in modo adeguato i problemi che abbiamo di fronte. Vogliamo rimettere al centro problemi come l’esplosione della povertà e la carenza di investimenti, e necessità come il contrasto alla precarietà e il sostegno alle micro e piccole imprese. Questa è la ragione per cui abbiamo proposto otto emendamenti, che intervengono attraverso l’Isee per sostenere le famiglie con figli a carico, sia per quanto riguarda il bonus Istat da 80 euro, sia per quanto riguarda il bonus bebè.
Perché volete modificare il meccanismo del bonus?
E’ davvero insostenibile sul piano dell’equità dare 80 euro al mese a chi ha 90mila euro di reddito, e non dare nulla a chi ha perso il lavoro precario ed è in condizioni di povertà assoluta. Per aumentare le risorse e contrastare la povertà, l’imposta di successione sulle grandi fortune ereditate può avere un modesto innalzamento. Ci facciamo carico di una promessa non mantenuta da parte del governo per quanto riguarda le risorse degli ammortizzatori sociali.
Quali saranno le conseguenze delle vostre proposte sugli equilibri del governo?
Le nostre sono proposte che stanno dentro ai quadri di finanza pubblica previsti dal governo. Speriamo che ci possa essere attenzione da parte dell’esecutivo, perché non c’è nessuno snaturamento. Gli 80 euro dell’Irpef rimangono ai lavoratori dipendenti, con una riduzione del cuneo fiscale. Li distribuiamo in modo che una famiglia con due figli possa riceverli, mentre oggi non è così.
Quali margini ci sono perché questi emendamenti possano essere approvati?
Dalle reazioni un po’ nervose da parte di alcuni deputati molto vicini al presidente del consiglio temo che ciò sia difficile. Non capisco perché dal momento che noi vogliamo migliorare e correggere l’impianto esistente senza snaturarlo. A partire da domani quindi vedremo.
Questi emendamenti ridisegnano una politica economica di sinistra?
Vanno certamente nella direzione di distribuire risorse in modo progressivo per le famiglie numerose, di contrastare la precarietà, di sostenere gli investimenti. Di certo quindi hanno un segno progressivo.
All’interno del Pd chi vuole contrapporsi a questi emendamenti?
La vera questione è che si tende a non guardare il merito, perché è difficile non riconoscere la sensatezza delle proposte che oggi abbiamo presentato. Temo ci sia una pregiudiziale politica da parte di chi intorno al governo disconosce una funzione propositiva a una parte del Partito Democratico.
Riuscirete a ottenere l’appoggio del sindacato?
Non abbiamo parlato con Cgil, Cisl e Uil. Da parte delle forze più attente alle condizioni delle famiglie c’è stato un interesse nei confronti dei nostri emendamenti sul bonus Irpef da 80 euro, sul bonus bebè e sulle misure di contrasto alla povertà. Le piccole imprese hanno mostrato grande attenzione al nostro emendamento che cancella completamente l’Irap nei loro confronti. In commissione bilancio c’è quindi attenzione anche da parte di forze collocate da parti opposte, sia centriste che di Sel. Per esempio gli emendamenti che introducono il sostegno alla famiglia sono ben viste da ampie parti della maggioranza e anche da qualche forza dell’opposizione.
Se approvati i vostri emendamenti potrebbero rilanciare la crescita in Italia?
I nostri emendamenti correggono al margine una rotta che è comunque inadeguata. Avremmo dovuto fare una manovra espansiva e mettere molte più risorse sugli investimenti, in particolare nelle piccole opere. Vanno sostenuti i redditi e quindi la ripresa. Siamo dentro a una linea che non funziona, perché avremmo dovuto fare una manovra espansiva e non restrittiva come quella che stiamo attuando. Avremmo dovuto concentrare risorse sugli investimenti, e non tagliare il welfare attraverso la riduzione della spesa di Regioni, Province e Comuni.
Nel momento in cui Renzi sta cercando di mediare con voi sul Jobs Act, perché avete scelto di andare ancora in pressing?
Perché il punto non è questo o quel provvedimento, bensì l’intera linea di politica economica. Tanto il Jobs Act quanto la legge di stabilità confluiscono in una linea di politica economica che non migliora le condizioni del lavoro, delle famiglie e della nostra economia. Lo stesso emendamento del governo finora discusso sulla delega lavoro non è sostenibile perché aggrava la precarietà invece di contrastarla.
(Pietro Vernizzi)