“I partiti sono spaccati e in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica non bisognerà ragionare in un’ottica di grandi patti, ma di micro-partiti da 50 parlamentari l’uno. Il nome in grado di mettere d’accordo tutti o quasi c’è già ed è quello di Mario Draghi”. E’ l’analisi di Peppino Caldarola, ex direttore de l’Unità ed ex parlamentare dei Ds. Riferendosi al futuro inquilino del Colle, ieri Matteo Renzi parlando a Radio 105 ha detto: “Spero sia eletto con il più alto consenso possibile. Da parte del Pd faremo di tutto perché sia così”.
Nel momento delle votazioni per il Quirinale i gruppi parlamentari terranno?
Al momento è difficile immaginare che i gruppi parlamentari tengano, perché ci troviamo di fronte a un Pd visibilmente diviso, al cui interno ciascuna corrente ha un candidato contrapposto all’altro. La spaccatura dentro Forza Italia tra Berlusconi e Fitto è molto netta. L’M5S ha subìto un esodo massiccio e che può continuare. La trattativa tra partiti rischia quindi di imbattersi con la difficoltà di far votare dal Parlamento il candidato scelto dai leader. A meno che emerga un nome che miracolosamente tenga tutti uniti.
Che scenario si aspetta nel momento in cui si andrà a votare per il presidente?
Ci si può aspettare una di quelle vicende che sono già accadute nel passato, in cui più che gli accordi tra i partiti contano quelli tra i micro-partiti. Renzi, come pure qualsiasi personaggio politico che si rivelasse capace di tessere una rete trasversale portando 50 parlamentari alla volta a sostenere una determinata candidatura, potrebbe determinare in modo decisivo la scelta del nuovo presidente della Repubblica.
In che senso si ripeteranno scenari che abbiamo già visto in passato?
Per fare un esempio preso dalla prima Repubblica, Giovanni Gronchi fu eletto da una fetta molto importante della Dc, dal Pci e dall’Msi. Proprio come allora, è più facile che ci troveremo di fronte a una maggioranza spuria, quasi “indicibile”, piuttosto che a una maggioranza chiara attorno a un nome trasparente.
Perché allora Berlusconi ha rivendicato il fatto che nel Nazareno c’è un accordo sul Quirinale?
Berlusconi non si rassegna al fatto di avere perso la leadership sul gruppo parlamentare e pensa che alla fine gli esponenti legati a Fitto lo seguiranno per non tagliarsi fuori dall’elezione del presidente della Repubblica. Le dichiarazioni di Renzi e Berlusconi sono però un po’ guascone. Tutti ci auguriamo che i due leader riescano a portare avanti un candidato che prenda la maggioranza dei voti, ma non c’è nulla che faccia pensare che saranno in grado di farlo.
Che cosa ne pensa dei continui endorsement di Napolitano a Renzi?
Questi endorsement corrispondono molto alla filosofia politica di Napolitano, che non vuole lasciare la presidenza della Repubblica dichiarando che il Paese è allo sfascio. Il suo messaggio è che Renzi è l’unica possibilità per il Paese, anche perché il premier ha messo in cantiere delle riforme e bisogna proseguire in quella direzione. Al tempo stesso è un modo per dire a Renzi che si deve scordare le elezioni anticipate.
Chi potrebbe essere il futuro presidente della Repubblica?
E’ probabile che Renzi cercherà l’accordo su un presidente politico vicino al Pd, come Bersani, Veltroni, Amato o Mattarella. Se la cosa non dovesse riuscire, ci sono buone probabilità di trovare convergenze sul nome di Mario Draghi. Quest’ultimo è sicuramente la risorsa migliore del Paese.
Perché ne è convinto?
A 67 anni è ancora nel pieno delle forze, ha avuto una formazione economica fortissima e gode di un prestigio internazionale altrettanto forte. Ha quindi tutto il profilo per essere un buon presidente della Repubblica. Bisognerà vedere se il Paese intende utilizzarla, sottraendola al ruolo cruciale che svolge in Europa. In una situazione di totale stallo politico, probabilmente ricorrere a un uomo di grande prestigio internazionale come Draghi sarebbe l’unica soluzione.
(Pietro Vernizzi)