“Il Pd ha guadagnato consensi perché ha assorbito gli elettori delusi da Grillo”. Lo afferma Gianfranco Pasquino, professore di Scienza politica nell’Università di Bologna, secondo cui il vero significato dei flussi elettorali alle Europee che hanno modificato la geografia politica si comprende confrontando il numero di voti, e non le percentuali. L’affluenza alle Europee è stata infatti del 55,5%, contro il 75,18% delle Politiche 2013. Un 20% in meno che secondo il professor Pasquino è legato soprattutto all’astensionismo del centrodestra, e che spiega quindi perché non si possa parlare di un travaso di consensi da Berlusconi a Renzi.
Quali sono stati gli spostamenti di voti più significativi in queste elezioni?
In termini assoluti il Pd guadagna circa 2 milioni e 528mila voti rispetto alle elezioni del 2013 per la Camera dei Deputati, mentre il Movimento 5 Stelle ne perde 2 milioni e 896mila. Lo ritengo un dato molto importante, perché indica che buona parte dei nuovi voti del Pd sono elettori che avevano votato Grillo nel 2013 e che lo hanno abbandonato. Il segretario del Pd ha condotto una campagna su tematiche europee e nello stesso tempo italiane, e soprattutto ha tenuto comizi sull’intero territorio nazionale. Questi tre fattori insieme hanno portato a questo esito straordinario.
Dove si sono spostati i voti che ha perso il centrodestra?
Una parte dei voti del centrodestra è andata nell’astensione. Il centrodestra ha fatto un’offerta politica molto frammentata e frammentaria, per di più senza la leadership di Berlusconi che oramai è fuorigioco. La maggior parte dei voti che mancano sono dunque quelli di persone che sono rimaste a casa, mentre una parte pur molto limitata è andata al Pd.
Il Pd oggi è il nuovo partito dei moderati come la Dc un tempo?
No, sono contrario a questo paragone. Lo spazio che ha occupato il Pd è più sulla sinistra che sul centro. Il centro italiano è già abbastanza affollato, ci sono Scelta civica, Ncd, Udc, una parte degli elettori di Forza Italia e della stessa Lega nord. Il primo atto non solo simbolico era quello di portare il Pd nel Partito Socialista Europeo, e dopo anni di dibattiti Renzi lo ha subito fatto. Gli elettori lo hanno visto, e anche per questo il Pd non è un partito democristiano, perché se lo fosse avrebbe scelto di aderire al Ppe.
La vittoria di Renzi rischia di essere solo una bolla elettorale?
Ciascuna elezione ha una sua storia, la quale condiziona gli esiti elettorali, ma quanto è avvenuto ieri è anche un segnale del fatto che Renzi ha conquistato una parte consistente degli elettori del Pd. Quella parte gli sta dando fiducia e continuerà a votare per il Pd se il governo guidato dal segretario del partito farà ciò che ha promesso.
Lei come si spiega la sconfitta di Grillo?
Si spiega con il fatto che Grillo continua a usare lo stesso stile e toni esagitati, ma non è in grado di fare una sola proposta. Per non parlare del fatto che ancora una volta i suoi candidati non erano noti, l’intera campagna elettorale è stata sulle sue spalle. E si spiega infine con il fatto che gli elettori pensano che in Europa bisogna esserci e bisogna contare, e non cercare di chiamarsi fuori o di distruggerla.
Come valuta il modo in cui Berlusconi ha gestito la comunicazione in campagna elettorale?
La comunicazione di Berlusconi è stata debolissima e il leader di Forza Italia ha dimostrato di avere perso qualsiasi capacità innovativa. Non c’è stato nulla di nuovo e neanche quel colpo di fortuna come il dibattito con Santoro e Travaglio, in cui un anno fa aveva dimostrato di essere molto meglio di loro.
Renzi ha battuto i suoi rivali proprio sul piano della comunicazione?
La comunicazione di Renzi è stata efficace in particolare perché ha percorso la Penisola in lungo e in largo, non si è confinato alle comparsate tv, dove pure aveva la sua legittimità anche come capo del governo. Renzi ha suggerito e affrontato temi europei, e ha detto delle cose importanti sul piano nazionale. La stessa restituzione degli 80 euro ha influito positivamente.
(Pietro Vernizzi)