“Dietro la candidatura di Tosi c’è il tentativo di Berlusconi di disinnescare Matteo Salvini. Il leader di Forza Italia ha capito che il segretario del Carroccio non è un suddito obbediente come Bossi e Maroni, e farà di tutto per creargli delle difficoltà”. E’ l’analisi di Gigi Moncalvo, giornalista ed ex direttore de La Padania. Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha espresso l’intenzione di candidarsi per la guida della Regione Veneto, anche a costo di competere con il governatore leghista uscente Luca Zaia. Un caso che rischia di bloccare la rapida ascesa della Lega nord.
Qual è il vero significato della “ribellione” di Tosi?
Quella di Tosi è una sfida molto importante perché la posta in gioco è la leadership del centrodestra. Rappresenta inoltre la prima vera “bomba” posta sotto la sedia di Salvini come leader sia della Lega sia del centrodestra. Tosi sta facendo un’operazione poco pulita per conto di Berlusconi.
In che senso è “poco pulita”?
Tosi è un leghista e quindi deve accettare la ricandidatura del governatore uscente del Veneto e non può andare contro le decisioni del suo segretario. Se Salvini perde questa battaglia, è chiaro che perde la sua leadership del centrodestra.
Che cosa accadrà secondo lei?
Se Tosi si candida, le elezioni in Veneto diventeranno un referendum con valenza nazionale. I voti di Zaia sarebbero quelli che può prendere Salvini come leader del centrodestra, i voti di Tosi corrisponderebbero ai resti di Forza Italia e di Ncd. Quello di Zaia contro Tosi è un referendum che non fa comodo a Salvini, perché la posta in palio è troppo alta.
Ma Berlusconi non sembrava essersi riavvicinato alla Lega nord?
Berlusconi chiaramente deve essere rimasto scosso dalla cena con Salvini ad Arcore. Salvini non è obbediente nei confronti del Cavaliere e non si è dimostrato certo un prono suddito, estasiato da quello che lo chef Michele cucina nella villa del Cavaliere. Né fa come il milanista Maroni, che baciò la Coppa dei Campioni per poi restare deluso nello scoprire che era solo una copia, in quanto l’originale lo conserva l’Uefa. Salvini ha la sua linea, la segue fino alla morte, il partito gli va dietro e soprattutto ha dalla sua i sondaggi. Berlusconi ha visto i sondaggi e si è convinto del fatto che Salvini vada disinnescato al più presto. L’operazione è geniale, perché non neutralizza Salvini con una candidatura di Forza Italia o della società civile di destra, ma addirittura con un sindaco leghista.
Tosi ha le carte per battere Zaia?
Sarà una dura battaglia. Tosi non ragiona e va avanti per la sua strada, Berlusconi certamente gli ha fatto delle promesse. In questo modo si va a creare un’azione di disturbo nei confronti del candidato della Lega nord in Veneto e dello stesso Salvini. Se vince sarà una rimessa in discussione forte della leadership leghista: Tosi è più “presentabile” e meno rude di Salvini e lo faranno intervenire a tutti i talk show. Se invece perde potrà comunque tenersi la candidatura di Verona e sarà una spina nel fianco della Lega anche dall’esterno.
Il sindaco di Verona ha una strategia di lungo termine o solo una tattica?
E’ una strategia di lungo termine. Spaccando a metà l’elettorato di centrodestra, si vince anche con il 34% in quanto i candidati importanti sarebbero tre: Zaia, Tosi e la Moretti per il Pd. La partita di Tosi sarebbe tutt’altro che in discesa, perché il Veneto non è solo Verona. Treviso è con Zaia, il quale può anche contare sulla rete tessuta da ministro dell’Agricoltura e nelle legislature da presidente della Regione.
Quale prezzo dovrà pagare la Lega di Salvini?
Se davvero Tosi si ostina a candidarsi, il prezzo che Salvini dovrà pagare lo vedremo nei passaggi televisivi. Se Tosi va da Barbara D’Urso e Salvini non c’è mai stato, sarà un segnale preoccupante perché a quel punto ci sarebbe una chiara scelta di campo da parte di Berlusconi. Lo vedremo negli spazi dei telegiornali, nei talk show, in trasmissioni come quella di Del Debbio.
Salvini non è troppo a “destra” per pescare voti dal bacino di Berlusconi?
Il vero bacino elettorale è quello degli orfani del centrodestra, i quali non votano per Alfano, né per Berlusconi, bensì per Renzi. Il problema è che il segretario del Pd in Veneto ha candidato una “simil-Boschi”, e i veneti non sono certo dei tipi che si fanno abbindolare da un bel sorriso. In assenza di altri, gli orfani di Berlusconi votano per Salvini, anche magari turandosi il naso perché è troppo di destra e troppo poco borghese. Nel momento in cui si presenta un’alternativa come Tosi, ha un seguito non indifferenze. Se Salvini lo espelle, il suo diventa un atto d’imperio che gli si ritorcerebbe contro perché in quel modo aprirebbe a Tosi la strada per la campagna elettorale.
(Pietro Vernizzi)