Con l’elezione di Sergio Mattarella le riforme istituzionali parevano in discesa. Invece, l’appello al fair play, fatto nel messaggio d’insediamento, è stato inteso a rovescio: le opposizioni hanno rivendicato la protezione dal Capo dello Stato e una piena libertà di manovra, ammesso che qualcuno l’avesse negata loro. Forza Italia pare aver abiurato il patto del Nazareno. L’approvazione dell’Italicum sembra più difficile. Votare col “Consultellum” è lo spettro che aleggia nelle stanze del potere. Che la situazione non fosse facile era chiaro. Che le posizioni degli attori politici potessero cambiare dopo l’elezione al Quirinale era altrettanto prevedibile. Che l’approvazione dell’Italicum fosse comunque in salita si sapeva anche prima. E allora? Che c’è di nuovo?



Il quadro politico è sostanzialmente lo stesso da quando Matteo Renzi guida il governo. Silvio Berlusconi, certo, sta attraversando una crisi politica progressiva e, con lui, il suo partito personale. I centristi, tra cespugli e rassemblement, vivono uno spaesamento evidente e non da oggi, essendo stati privati da Renzi di una base sociale di riferimento. Il Movimento 5 stelle sconta un’inesperienza politica e parlamentare clamorosa, che la leadership di un comico non riesce a colmare a colpi di blog. Resta il Partito democratico: un grande contenitore politico, che nella forza del suo leader ha trovato l’unità che cercava, anche se molti sospettano che sia solo di facciata e, perciò, precaria. La minoranza interna, ridotta a qualche agitato dissidente, non ha la forza e, soprattutto, gli argomenti per proporre idee credibili. Il governo tira giustamente dritto di fronte alle emergenze, forte del sostegno del Partito di maggioranza relativa, dell’assenza di una qualche alternativa politica, della determinazione del Premier.



E’ evidente, allora, che una legge elettorale come l’Italicum non scaldi tutti i cuori: una legge proporzionale, con premio di maggioranza al 54% dei seggi per il partito che ottiene il 40% dei consensi, o per quello che vince il ballottaggio, nel caso in cui al primo turno nessuno superi quella soglia, rappresenta un obiettivo necessario soprattutto per Renzi, ma uno spettro per tutti gli altri.

E allora? Intanto sgombriamo il campo da un equivoco. Non esiste un Consultellum con il quale poter votare anche domani: la scellerata decisione della Corte costituzionale ha solo eliminato il Porcellum, ma non ha consegnato al Paese una legge funzionante, perché prima di votare, sarà comunque necessario scrivere tutte le regole per rendere operativo quello che i giornali chiamano Consultellum.



In secondo luogo, solo una legge maggioritaria può assicurare l’alternanza e la possibilità di ricreare le condizioni del bipolarismo, permettendo a destra, sulle ceneri di quel che resta di Forza Italia, la costituzione di una forza politica rinnovata, che possa aspirare di contendere al PD il governo del Paese. 

L’Italicum rappresenta ancora l’unica legge elettorale possibile e il Presidente del consiglio ha i numeri per farla approvare dalla sua maggioranza, nonostante qualche stridula voce contraria. L’alternativa è solo il caos politico: cosa cha non dispiace a molti e che, forse, qualcuno cerca veramente. L’Italia può permettersi ancora instabilità e divisione politica? Il capo dello Stato consentirà un esito simile? L’appello di Mattarella affinché si giochi una partita corretta contiene un avvertimento: in linea di continuità con la Presidenza di Giorgio Napolitano, anche il nuovo inquilino del Quirinale eserciterà fino in fondo i suoi poteri costituzionali. Anche quello di guidare il Paese, con un “governo del Presidente”. Nella situazione attuale, non è esclusa un’alleanza tra il Colle e Palazzo Chigi: i due Presidenti alla guida di una coalizione per imporre, finalmente, le riforme a tutti coloro che non sono disposti a rinunciare al proprio “particulare” per il bene del Paese.

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