Marco Rizzo non ha mai nascosto la sua ammirazione per esperienze del passato come lo stalinismo, e quindi ha pensato bene che anche l’uso dei social network andasse regolato secondo “la dottrina leninista”. Ecco dunque che, con grande divertimento di tutti coloro che postano quotidianamente su facebook o twitter, ha formulato il decalogo del comunista nell’epoca dei social network: “La natura dei social network spinge oggettivamente all’individualismo e alle peggiori performance di protagonismo. Serve quindi regolamentare il loro uso, seguendo le ispirazioni della dottrina leninista dell’organizzazione” ha scritto. In pratica, si tratta di una serie di divieti, soprattutto per gli appartenenti e i dirigenti del partito: non si fanno considerazioni politiche generali in modo autonomo, dice. Divieto anche di tag e divieto “assoluto” di usare bandiere e simboli del Partito comunista: “Le bandiere ed i simboli del partito sono esclusivamente rappresentate negli account di partito ad ogni livello (da quello centrale sino a quello di cellula)”. Ogni aderente al partito deve poi far sapere alla segreteria centrale la propria password: sia mai che si scoprano degli altarini… Infine propaganda marxista ben accetta: “La pubblicazione di fotografie e filmati di manifestazioni del partito devono esser improntate alla massima efficacia propagandistica e consapevolezza politica dell’evento”.