Non sono state gradite dal USB, l’unione sindacale di base, le prime decisioni della Camera sulla riforma della pubblica amministrazione. “Spettacolo a dir poco indecoroso quello della votazione di oggi alla Camera sulla riforma della pubblica amministrazione,  in cui l’ ‘opposizione’ ha permesso il raggiungimento del numero legale che la maggioranza da sola non era in grado di garantire. Evidentemente hanno tutti una gran paura di un possibile ritorno alle urne e non ci si vergogna di fare da stampella al governo anche quando il cuore della riforma è il ritorno all’ accentramento più spinto dei poteri” ha detto Cristiano Fiorentini del USB che ha poi aggiunto “Ci vorranno decine di decreti delegati per la piena attuazione della riforma.  Il governo dichiara che li farà  in brevissimo tempo,  anche se  non è chiaro, però,  se prima verranno definiti i decreti delegati attuativi delle precedenti riforme”.



“L’ennesimo provvedimento che scambia tagli per risparmi”. Così il segretario nazionale dell’Ugl Autonomie, Michela Toussan, commenta il voto della Camera sul dl enti locali. Secondo la sindacalista, “l’unica nota positiva è rappresentata dalla possibilità per gli enti Città metropolitane di dotarsi di un Corpo di Polizia locale per lo svolgimento delle funzioni legate alla sicurezza e al controllo del territorio, dell’ambiente e della viabilità”, ma si tratta “di una goccia nel mare di un testo fatto di interventi spot privi di una logica di reale riordino e riorganizzazione dei servizi ed anzi addirittura dannosi laddove prevedono pesanti tagli, come in campo sanitario”.

“Una grande illusione pensare di cambiare la Pa attraverso nuove norme”. Lo scrivono in una nota congiunta Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Nicola Turco, segretari generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa dopo l’approvazione definitiva del ddl Madia. “Basta giochi di prestigio, bisogna riaprire la contrattazione”. “Questo governo, come gli altri, resta ancorato ad una illusoria funzione taumaturgica delle norme – attaccano i sindacalisti – A partire dalla rilegificazione del rapporto di lavoro, dalla riduzione degli spazi di negoziazione, dall’inasprimento dei controlli di merito e di compatibilità economico-finanziaria dei contratti. E ancora una volta manca il coraggio di intervenire sui nodi decisivi: riorganizzazione dei servizi e investimento nelle professionalità”. In questo modo “si mantiene una Pa autoreferenziale, volutamente disorganizzata, costruita per legge e complicazioni normative calate dall’alto”, spiegano i segretari che chiedono “il contratto subito. Per rendere esigibile il sacrosanto diritto al rinnovo del contratto di milioni di lavoratrici e lavoratori della Pa, e per il rilancio dei servizi pubblici contro gli eccessi normativi che anche questa millantata riforma nasconde, a partire dalla dozzina di decreti delegati da approvare nei prossimi mesi. Ancora norme e cavilli che non produrranno alcun miglioramento sulla condizione reale delle persone”.

“La riforma della Pubblica Amministrazione è legge. Un altro impegno preso dal Governo che va in porto. Un tassello necessario per rimodernare e rendere più efficiente il Paese”. Lo scrive in una nota Ernesto Carbone, responsabile P.a., Innovazione e Made in Italy della segreteria nazionale del Partito Democratico. “Siamo di fronte ad un cambiamento sostanziale che riorganizza e razionalizza i servizi ai cittadini, semplifica le procedure e aiuta le imprese – si legge ancora – Basti pensare al taglio del 50% della burocrazia per le grandi opere; alla norma sul silenzio-assenso che assicura risposte certe in tempi certi ai cittadini; al Freedom Information Act per accedere agli archivi della PA con maggiore facilità, per una pubblica amministrazione trasparente e aperta ai cittadini”. Poi Carbone conclude ringraziando il ministro Madia “che ha lavorato con impegno e dedizione. Adesso avanti con fiducia e, passo dopo passo, l’Italia che non vuol cambiare sarà sempre più alle nostre spalle”.

“Un altro tassello: approvata la riforma PA #lavoltabuona un abbraccio agli amici gufi”. Così Matteo Renzi festeggia su Twitter il via libera definitivo del Senato al ddl di riforma della Pubblica amministrazione, che diventa legge. L’aula di Palazzo Madama ha infatti approvato la delega con 145 voti a favore, 97 contrari e nessun astenuto. Dopo il tweet del premier, ne è arrivato un altro del senatore di Forza Italia Francesco Giro: “Renzi attacca amici gufi, ma dovrebbe ringraziare Lega, FI e Movimento 5 Stelle”.

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“In tre anni le tasse locali sono esplose, mentre il livello dei servizi crollava. I partiti non sono incapaci, sono diabolici. Tagliano il pubblico e ci costringono a ricorrere al privato. Questa classe politica è il miglior investimento per i gruppi di potere italiani”. Lo denunciano in Aula i deputati M5S, con Luigi Di Maio, durante il voto di fiducia sul decreto Enti locali. “Il Pd è stato sempre in maggioranza con gli ultimi tre governi, la Lega governava ovunque al Nord negli anni Duemila e il centrodestra al Sud,centrodestra ora rimpiazzato dallo stesso Partito democratico nelle regioni meridionali. Risultato? In otto anni 40 miliardi di tagli agli enti locali, certificati dalla Corte dei conti, tagli corredati da un pesantissimo aumento di imposte”, aggiunge il M5S Camera. “Con questo decreto – insistono i deputati Cinquestelle – si prosegue sulla scia di quel Salva-Roma tre che fu l’infausto biglietto di presentazione del governo Renzi. Stavolta viene massacrata la sanità pubblica per spingere i cittadini a spendere in favore di quella privata. I partiti salvano uno come Azzollini che certamente non ha a cuore il sistema sanitario del Sud, proteggono le lobby del farmaco che infiltrano anche il Parlamento e si tengono stretti i posti lottizzati ai vertici delle aziende sanitarie”. “Ici, Imu, Tasi: le tasse sulla casa continuano alievitare. Ma nessuno ha mai punito i sindaci che hanno giocato con i derivati, mentre Renzi difende Marino e deride i primi cittadini, come quelli del M5S, che fanno i salti mortali per far quadrare i conti senza alzare le tasse e senza tagliare i servizi”. “La classe politica massacrava gli enti locali? Nel frattempo, dal 2008 ha messo 130 miliardi a disposizione delle banche italiane. Nel 2013 non riusciva a tagliare tutta l’Imu? Nel frattempo, con lo stesso decreto della mini-Imu, regalava 7,5 miliardi alle banche. Il provvedimento che votiamo oggi – chiudono i deputati M5S – è l’ultimo atto di un piano criminoso cui metteremo fine quando andremo finalmente a governare il Paese”.

Il Senato ha approvato con 145 sì e 97 voti contrari e nessun astenuto la riforma sulla Pubblica Amministrazione. Si tratta di 23 articoli, una riforma designata dal ddl Madia, profondamente modificata in prima lettura dal Senato (assenze, licenziamenti facili, commissariamento per le partecipate in rosso). Anche alla Camera non sono mancate le modifiche (abolizione del voto minimo di laurea, un libretto per l’auto). Adesso si attende la fase attuativa. Un numero di decreti che per Madia sarà “superiore a 10 ma sotto i 20”, da presentare in “due pacchetti”. «Il governo Renzi ha detto no alla creazione di una polizia Ambientale ed al tempo stesso ha depotenziato il Corpo Forestale dello Stato senza toccare gli sprechi clientelari dei forestali nelle Regioni a statuto speciale come in Sicilia. Le ecomafie ringraziano!», ha detto il capogruppo del Movimento 5 Stelle Gianluca Castaldi alla fine dell’approvazione del ddl. Tra i capitoli più importanti della riforma, ci sono: digitalizzazione, silenzio-assenso,autotutela, Conferenza dei servizi, delega su servizi locali e partecipate, riforma della dirigenza. Il voto favorevole è stato quello di Ap e Pd. Mentre i contrari sono M5S, Fi, Ln, Cri, Sel, Gal ed Ala. Ora si attende la firma del Capo dello Stato e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, quindi la fase di attuazione. (Serena Marotta)