“Le candidature di Bertolaso e Parisi sono il classico risultato di una spartizione di potere in stile democristiano tra Berlusconi e Maroni. Mentre Salvini gioca al piccolo politico, le decisioni nella Lega sono prese dall’alto del Pirellone”. Per Gigi Moncalvo, giornalista ed ex direttore de La Padania, è questa la spiegazione della marcia indietro di Salvini sulla candidatura di Bertolaso. Salvini è tornato a manifestare i suoi dubbi in un’intervista al Corriere della Sera: “Bertolaso si è lanciato in elogi su Rutelli, su Giachetti, ha detto che se non fosse candidato lui voterebbe il Pd, e i rom poverini … Un’uscita infelice ci può stare, se le uscite infelici diventano una serie, qualche dubbio viene. Anche perché, di certo, Bertolaso non è uno sprovveduto”. Il fronte aperto a Roma si aggiunge ai guai della Lega nord in Lombardia, dove è stato da poco arrestato il consigliere regionale Fabio Rizzi, padre della riforma della sanità.
Salvini poteva non sapere quello che succedeva nella sanità lombarda?
Sarebbe molto strano se Salvini non lo avesse saputo. Un segretario di partito deve vederle certe cose, anche perché la Lega da tempo ha ambito a controllare l’assessorato alla Sanità giungendo a insediarvi Luciano Bresciani, medico personale di Bossi. Ai leghisti è sempre piaciuto grufolare nella sanità. In quel settore però le tentazioni sono forti e bisogna starci attenti. Un segretario qualche domanda se la deve fare, soprattutto quando nel suo partito ci sono degli autentici dorotei. Rizzi non lo ha certo scelto Salvini, bensì Maroni.
Lei che cosa ne pensa di questa vicenda?
Quando uno come Rizzi si trova nei guai e si aspetta dal partito una certa difesa, se dall’altra parte c’è Maroni che prende le distanze c’è il rischio che la palla di neve diventi una valanga. Rizzi deve stare attento a “lady Dentiera”, Maroni deve stare attento a Rizzi: è una catena in cui se non si tengono su reciprocamente la cosa può diventare seria.
Salvini quanto esce indebolito da questa vicenda della sanità lombarda?
La vicenda delle dentiere colpisce molto la gente. Ci sono particolari che rivelano una mentalità criminogena, non certo di Salvini ma di chi arrivava a pagare le persone per mandarle in coda così da scoraggiare gli utenti allo sportello e invogliarli a rivolgersi alla sanità privata. Salvini personalmente non viene indebolito. Non dimentichiamoci però dei favori chiesti a Maroni dal segretario della Lega, come assumere i suoi parenti stretti in Regione. A preoccupare Salvini però dovrebbe essere piuttosto un’altra cosa…
Quale?
Dopo il suo ultimo attacco ai giudici, la reazione è stata immediata ed è arrivata dal procuratore generale della Cassazione, Giovanni Canzio. In sede di Csm Canzio ha avuto delle parole durissime contro il pesante attacco rivolto da Salvini contro i magistrati. Al leader della Lega non è bastato quanto è successo a Berlusconi? Gli converrebbe non sporcarsi le mani, anche perché ci sono degli scheletri nell’armadio come la vicenda della Liguria, la sanità lombarda, il fatto che in Piemonte è stata archiviata la posizione di Chiamparino sulle firme false.
Che cosa dovrebbe fare a questo punto Salvini?
A Salvini converrebbe chiedere scusa e smetterla di fare lo spiritoso. Già Berlusconi e Renzi non gli stanno più consentendo di andare in televisione con la stessa frequenza di un tempo. La Lega inoltre ha già mandato giù il boccone amaro di accettare Parisi come candidato a Milano, ora a Salvini conviene tacere e capire che le cose per lui si mettono in salita.
Qual è stato il principale errore di Salvini?
Quello di stare ad aspettare Berlusconi. Io pensavo che al momento di trovare un accordo sulle comunali, in cambio di concessioni Salvini gli chiedesse di sciogliere il problema su chi è il vero leader del centrodestra entro una scadenza precisa. Il limite di Salvini è che sta facendo la figura della sottomarca di Forza Italia, cioè di un partito che non esiste più perché i voti li ha il segretario della Lega.
A proposito di comunali, perché Salvini ha fatto retromarcia su Bertolaso?
Tanto Bertolaso, quanto Berlusconi e la Meloni hanno detto che Salvini sapeva del patto. Nessuno può dire che il candidato di Roma sia stato scelto senza discuterne con il leader della Lega. Salvini non può venirci a raccontare che non sapeva. Se ha cambiato idea, significa che ha capito un po’ troppo tardi che le comunali a Roma non sono una cosa secondaria. Se hanno fatto il nome di Bertolaso e lui non era d’accordo doveva dirlo subito. Non so poi a che cosa miri Salvini, se vuole un candidato sindaco in un’altra città come Bologna, ma in questo modo non porta a casa nulla.
E se Salvini fosse stato messo di fronte al fatto compiuto?
In un certo senso è così. Le candidature di Bertolaso e Parisi infatti sono il classico risultato di un accordo tra Berlusconi e Maroni. Sono cioè le tipiche candidature democristiane per spartirsi il potere. Sì manda avanti Salvini con la felpa ad agitare un po’ le acque, ma poi alla politica vera ci pensa Maroni. Mentre Salvini gioca al “piccolo politico”, le decisioni nella Lega sono prese dall’alto del Pirellone.
(Pietro Vernizzi)