“I Cinque Stelle non stanno creando una vera alternativa al governo Renzi. Due fatti lo documentano in modo evidente: la mozione di sfiducia presentata senza un’azione unitaria con le altre opposizioni e il flop del referendum sulle trivelle, con cui i Cinque Stelle hanno tentato senza riuscirci di passare dalla mera contestazione a un messaggio positivo. Grillo potrà anche conservare il suo 25%, ma non è in grado di governare”. E’ il rilievo di Luis Alberto Orellana, eletto nelle liste del Movimento 5 Stelle ed espulso da Grillo il 26 febbraio 2014, dopo che il leader sul suo blog lo aveva definito un “nuovo Scilipoti”. Martedì il Senato ha respinto la mozione di sfiducia contro il governo Renzi, mentre Luigi Di Maio, leader in pectore dei Cinque Stelle, è a Londra per accreditarsi come leader e possibile candidato premier.



Di Maio ha dei rapporti con la finanza internazionale?

Non credo molti. Penso che adesso stia cercando di accreditarsi anche in quella sede. Lo chiamano ovunque, anche perché c’è molta curiosità a tutti i livelli, incluso quello finanziario. Che ci sia interesse è anche giusto e ovvio: con l’Italicum l’M5s potrebbe accedere al ballottaggio.



Lei che cosa si aspetta dal prossimo vertice di M5s?

Mi aspetto che continui il processo che è già in corso, e che va verso la normalizzazione. M5s diventa più organizzato come partito, nominando i responsabili per ciascun settore. Mi auguro anche che ci sia una migliore organizzazione interna, e non questo finto assemblearismo. Adesso diventerà tutto più codificato, e spero anche più democratico. Auspico quindi che chi ambisce ad avere una certa carica come responsabile dei territori o della comunicazione possa candidarsi in modo che anche M5s diventi un partito moderno. Finora invece abbiamo assistito a una tendenza ipocrita a negare l’esistenza di un’organizzazione.



Lei come vede il potere crescente del direttorio?

Non riesco a immaginare come persone che fino a poco più di tre anni fa erano dei semplici attivisti, adesso abbiano acquisito un tale potere da impedire agli altri attivisti di dire la loro. D’altra parte gli attivisti di M5s sono molto timidi e mi stanno un po’ deludendo. Quando si è trattato di attaccarmi sono stati molto agguerriti, ma adesso non lo sono altrettanto nello stimolare gli attuali dirigenti a essere più democratici.

Adesso che non c’è più Casaleggio che cosa cambia per chi come lei era uscito dal movimento?

Ognuno ha scelto la sua strada. C’è chi sta appoggiando il governo, chi è ancora all’opposizione, chi è in un gruppo e chi in un altro. Non credi però che in Parlamento ci saranno conseguenze, anche perché la legislatura avrà un termine. Quello che bisogna capire è che cosa accadrà a livello locale e di territori. Il punto è che il modo in cui i sindaci di M5s stanno amministrando non è certo brillante.

Lei potrebbe rientrare in M5s?

Non è questa la mia prospettiva: l’attuale M5s mi sembra molto diverso da quello degli inizi. Nel tempo il movimento ha preso una deriva e le cose non stanno cambiando, però mi auguro sempre che ciò possa avvenire, più per il bene del Paese che mio personale.

 

M5s ha una strategia politica alternativa a Renzi?

M5s non sta creando una vera alternativa al governo Renzi. Lo documentano situazioni come quella di martedì in cui i Cinque Stelle hanno presentato una mozione di sfiducia da soli, senza un’azione unitaria con altre forze d’opposizione. Personalmente non riesco a vedervi nessuna strategia politica.

 

Anche senza strategia, i consensi di M5s per ora restano stabili?

Sì, perché i Cinque Stelle cavalcano il malcontento e la loro forza è quella di non essere mai stati al governo, a differenza di altri partiti di opposizione come Forza Italia e Lega Nord che governavano fino a poco tempo fa. Il caso Guidi e lo scandalo della Basilicata certamente non sono fatti positivi. M5s si fa forte di questo per andare contro e per mantenere il suo elettorato.

 

Il movimento è solo in grado di criticare o anche di costruire?

Solo di criticare. Nel momento in cui si è tentato un coinvolgimento positivo attraverso il referendum sulle trivelle, il risultato non c’è stato. Alla fine soltanto il 27% degli italiani è andato a votare “sì” come chiedevano M5s e Lega nord, mentre il 4-5% è andato a votare “no” e gli altri sono rimasti a casa. Il movimento non riesce quindi a coinvolgere gli italiani attraverso un messaggio positivo quale può essere una diversa gestione dell’energia. Quando invece i Cinque Stelle insistono sul fatto che tutto va male e che ci sono gli scandali riescono a mantenere il consenso. Quella che manca è la fase propositiva.

 

Nel tempo ritiene che M5s possa ridimensionarsi sul 10-15%?

Per adesso non ci sono i presupposti. Potrebbe avvenire se si instaurasse una lotta di potere ingestibile all’interno della classe dirigente. Sappiamo per esempio che c’è un conflitto per il maggior peso dei deputati rispetto ai senatori…

 

(Pietro Vernizzi)