Il Tar del Lazio deciderà oggi sul ricorso presentato da Stefano Fassina, candidato sindaco di Sinistra Italiana a Roma, che è stato escluso dalla commissione elettorale per vizi “non sanabili”. Su alcuni fogli utilizzati per la raccolta delle firme manca infatti la data. Nel ricorso presentato da Fassina si afferma che i fogli con le firme certificano comunque che la raccolta sia avvenuta entro i 180 giorni previsti dalla legge. Vi è indicata infatti la carica del soggetto autenticatore, cioè il vicepresidente del Municipio IV che è in carica dal 29 dicembre scorso, nonché la data per le elezioni che è stata fissata l’8 aprile. Nel ricorso di Fassina si precisa: “Importante, ai fini amministrativi della competizione elettorale, è la prova che le autenticazioni siano state eseguite dentro la parentesi dei 180 giorni”. Abbiamo sentito Fassina, che oltre a candidato sindaco è deputato di Sinistra Italiana ed ex viceministro dell’Economia.
Che cosa ha sbagliato in questa vicenda delle firme senza data?
Abbiamo commesso un errore di cui mi sono assunto la responsabilità politica. Giovedì c’è l’udienza del Tar e noi siamo fiduciosi, in quanto abbiamo prodotto elementi oggettivi per poter confermare nonostante l’assenza della data di certificazione, che questa è regolare.
E’ preoccupato di poter essere escluso dalla competizione?
Sarebbe da irresponsabili non esserlo, dato che siamo di fronte a un rigetto delle liste da parte della commissione elettorale. In questi mesi abbiamo mobilitato migliaia di persone, ci sono oltre 600 candidati coinvolti, e quindi è evidente la preoccupazione ma anche la fiducia sulla possibilità di riuscire a dimostrare le nostre ragioni.
La sua esclusione avvantaggerebbe Giachetti, proprio come l’esclusione di Fratelli d’Italia a Milano avvantaggia Sala. Qualcuno ha voluto fare un favore ai candidati del Pd?
No, questa interpretazione mi sentirei di escluderla. La mia storia rende ridicole le ipotesi da ultimo riproposte da Salvini.
Che cosa farà se il Tar le dovesse dare torto?
Noi riteniamo di poter rimanere concentrati sullo “scenario A”, cioè sul fatto di poterci presentare e correre. Continueremo quindi a fare quello che abbiamo fatto in questi mesi: ci riuniremo, discuteremo, decideremo insieme una soluzione. In questi mesi di lavoro abbiamo definito e strutturato una comunità.
Possibile che la prima campagna elettorale di Sinistra Italiana sia stoppata da un banale errore formale?
E’ possibile, tuttavia siamo fiduciosi che ciò non avvenga.
Nel frattempo come sta andando la vostra campagna elettorale?
In questo momento sto facendo campagna elettorale a Ostia. Stamattina ho avuto un lungo confronto nella sede dell’Associazione costruttori romani con altri candidati. La campagna elettorale sta andando bene: come è stato anche rilevato da vari sondaggi, il consenso intorno a noi è in crescita. C’è una parte di popolo romano che cerca una proposta di governo segnata dall’attenzione al lavoro, alla giustizia sociale e all’ambiente. Sarebbe assurdo se queste persone non trovassero sulla scheda la nostra proposta politica.
Come sono i vostri rapporti con i costruttori?
Noi riteniamo che l’edilizia debba continuare a essere un settore trainante dell’economia romana. Va però orientata nel senso della riqualificazione, in particolare delle periferie, del risparmio energetico, della sostenibilità ambientale. Quindi siamo molto in sintonia con la parte delle imprese edili e di quel mondo variegato che è consapevole che la cementificazione di Roma non può andare avanti.
La vostra lista toglie voti a Giachetti. State aiutando la Raggi?
No. Come documenta anche qualche rilevazione, la nostra lista raccoglie una parte di cittadini di Roma che non sarebbero andati a votare e intercetta un pezzo di quel popolo di sinistra che ha già rotto con il Pd. Non siamo noi la causa di questa rottura, che è stata invece determinata dalle scelte che il Pd ha fatto a Roma e a livello nazionale. Noi puntiamo a raccogliere una domanda che va tenuta sul terreno politico e di governo per determinare la discontinuità necessaria.
Non rischiate di essere anche voi dei “marziani” come Marino?
E’ evidente che il cambiamento a Roma implica anche il conflitto con rendite consolidate. Tuttavia noi riusciamo a evitare una debolezza propria dell’ex sindaco Marino, e cioè la sua scarsa connessione con la città. Il nostro progetto ha radici diffuse e profonde, perché siamo convinti che senza un radicamento forte nel territorio i progetti politici, specialmente se vogliono determinare una rottura, non hanno la forza necessaria.
La vostra area di elettori, quelli cioè che esprimono un malcontento, si sovrappone in parte con quella di M5s?
Noi non pensiamo soltanto a raccogliere il malcontento, ma puntiamo a dare una risposta che abbia un segno sociale molto forte. Nella campagna elettorale di M5s a Roma vedo un minimalismo sociale preoccupante. E’ evidente che il ripristino della legalità è un fatto importante, ma questa va strutturata su un principio di giustizia sociale.
(Pietro Vernizzi)