Bizzarra e fantasiosa: la confutazione di un avvocato ieri durante la riunione della Consulta chiamata a sentenziare sull’Italicum – la legge elettorale del governo Renzi in questi due giorni alla prova della Corte Costituzionale per i tanti ricorsi ricevuti nei mesi passati – è andata addirittura a richiamare una fantomatica “tesi del barbiere”, utilizzata come verbo popolare e dunque verità non scritta ma evidente. Siamo impazzendo? Assolutamente no, è tutto vero, con più fonti che confermano come durante la prima fase di dibattito tra gli avvocati ricorrenti dei Tribunali di Messina, Torino, Perugia, Genova e Trieste e l’Avvocatura di Stato, che invece difendeva la legge elettorale dell’Italicum, sia avvenuto ad un certo punto un accenno degli avvocati governativi che non è affatto piaciuto al legale Lorenzo Acquarone. La tesi sostenuta dall’Avvocatura dello Stato, secondo la quale i ricorsi sono tutti da respingere perché l’ Italicum non è mai stato applicato (dunque non può aver causato danno), non è esattamente piaciuta agli avvocati ricorrenti. Dopo essere stati duramente redarguiti dal presidente della Consulta sulla lunghezza delle loro tesi – «Sia breve per favore», «la prego di non esasperare la Corte», «non legga testi già scritti, si limiti a esporre oralmente», «lei sta abusando della nostra pazienza», «lasci perdere le concioni politiche e si concentri sulle questioni giuridiche” – sono passati al contrattacco provano una tesi di saggezza “popolare” per confutare l’avversario. Come?
Ovviamente con la tesi del barbiere, e come se no? La tesi usata dall’avvocato Lorenzo Acquarone contro l’Avvocatura di Stato è semplice e allo stesso tempo bizzarra. Come riporta Felice Besostri, altro legale ricorrente, ai microfoni di Radio Rai1, «il mio collega ha citato una saggia considerazione del suo figaro personale: “Per dichiarare incostituzionale la pena di morte non si può certo aspettare che un condannato venga prima mandato al patibolo in modo da sollevare il caso giuridico”». Insomma, uno scambio non proprio usuale nella camera della Consulta, ma che forse rende bene l’idea di come sulla legge elettorale si stia sfiorando il “comedy” con decisioni da prendere da mesi e che ancora sono in via di consultazione, con le motivazioni che usciranno come da regola tra un mese, a fine febbraio. A breve dovrebbe uscire la sentenza sull’Italicum e chissà se i giudici della Consulta saranno stati “rapiti” dalla convincente tesi del barbiere? Non resta che attendere…