La verità la dice Maurizio Lupi. Il capogruppo alla camera di Ncd rivela a cena a senatori e deputati del suo partito che ormai la data del voto è decisa. Giugno. E che la sedicente Area Popolare di Alfano e Casini cederà con fermezza alle richieste dell’inquieto ex presidente del Consiglio in cambio di alcuni posti blindati nelle liste del Pd. 



Apriti cielo! I commensali abbozzano. Come da copione nella repubblica dei cooptati. Ma sono furibondi, perché capiscono di essere stati chiamati ma anche che non saranno tra gli eletti. 

Anche un toscanissimo maggiorente del Pd presente alla riunione con i ministri Alfano e Pinotti sulle missioni militari non le manda a dire. Ha un Renzi per capello. “Gli sono amico ma quello non controlla più nessuno”. E per questo “gli è fori controllo”. Insiste: “Vuole umiliare Gentiloni per continuare a credere di essere il leader”. 



Al voto! Al voto! Il resto non conta. Lo spread? Propaganda merkelian-berlusconiana! Il terremoto? Dopo il voto il paese ritroverà piena stabilità. E soprattutto ci libereremo del pervicace D’Alema e del tracotante Emiliano. E degli infidi franceschiniani, e dei golpisti giovani turchi di Orlando e Orfini, delle nullità bersaniane e dei fantasmi lettiani alla Boccia.

Al voto! Al voto! Non per vincere né tantomeno per governare. Ma per coltivare l’ultima chance di una resa dei conti epocale. Una notte dei lunghi coltelli che dia origine a miti e leggende. Dell’uomo che perse tutto e straziò le sorti d’Italia pur di salvare se stesso. E che cambiò la ragione sociale del suo partito. Da Partito democratico a Partito dissolto!



Sullo sfondo di questa landa desolata il solo 40 per cento sopravvissuto agli “straordinari mille giorni”: il primato europeo cioè della disoccupazione giovanile.