Paolo Gentiloni governa in nome e per conto di Matteo. Fuor di dubbio. Non c’è occasione in cui l’apparentemente fragile presidente del Consiglio non si spertichi in lodi esagerate per i supposti meriti del predecessore.
Ed anche l’altro ieri ha giocato la sua partita nel nome di Matteo.
Ma non di Matteo Renzi. Men che meno di Matteo Orfini, esangue presidente controfigura di quelli che furono i Democratici di Sinistra.
No, Paolo Gentiloni ha avuto invece buon gioco contro la strategia del “tanto peggio tanto meglio” tipica del segretario del Pd, perché c’è un nuovo Matteo che si è affermato con pazienza ed abilità nelle stanze del Nazareno.
Il nuovo portavoce della segreteria del Pd, Matteo Richetti, sembrava destinato alla rottamazione anticipata proprio ad opera dell’autocrate fiorentino al punto da lamentarsene pubblicamente da Lilli Gruber poco prima del voto referendario. Renziano della prima ora ma sempre pronto a rampognare il gemello toscano per gli eccessi caratteriali, Matteo Richetti ha in comune col più famoso solo le iniziali da apporre sulle camicie. Per il resto è un politico garbato, un cattolico a tutto tondo e si prepara a scalare i consensi del grande pubblico in qualità di legislatore accorto in grado di porre fine agli abusi dei vitalizi parlamentari. Se Matteo Renzi è simil berlusconiano, Matteo Richetti cita Paolo VI ed Aldo Moro ad ogni pie’ sospinto e sull’affare “ius soli” è stato categorico come solo i capi della sinistra Dc sapevano esserlo: “il governo non si discute, Renzi se ne farà una ragione. Il partito è con te Paolo, non possiamo permetterci avventure”.
Certo, formalmente tutto è stato fatto nell’ossequio del Gianburrasca di Rignano, ma nel Pd renziano sono molti a pensare che Richetti rappresenti il giusto antidoto all’altro Matteo. Un riformatore più che un rottamatore. Un tenace tessitore più che uno sgrammaticato rivoluzionario. E soprattutto il garante politico in salsa “mattarelliana” di Paolo il Calmo, che forse ieri non solo ha portato a casa la pelle del governo ma, soprattutto, ha ridato forza ad un principio che ricalca solo in parte il titolo della nuova fatica letteraria di Renzi, Avanti. Avanti un altro…