L’Italia cade a pezzi. Nell’era della rottamazione tutto è in cocci. Gli schieramenti politici non fanno eccezione e se ai tempi d’oro della seconda repubblica ci si faceva in quattro pur di aggregare forze politiche anche risibili, pensate ai 14 partiti dell’Unione di Romano Prodi, oggi il motto è: “meglio soli che male accompagnati”.
Berlusconi non vuole cedere a Salvini lo scettro del centrodestra. Nicchia quindi in Sicilia come ai tempi del mancato accordo a Roma con la Meloni. Salvini e Meloni non ne possono più di Silvio e sperano in un moderato (Parisi o Toti) che dia piglio alla violenza schierando a destra gli elettori che non sopporterebbero un nuovo Renzusconi.
Grillo ha mangiato la foglia: se a destra si accordano sono guai e allora giù botte contro il possibile ritorno del pelato di Arcore. Certo fino a ieri il nemico era “l’ebetino di Rignano sull’Arno” che però oggi appare in difficoltà e allora dagli al vecchio untore. Come dire: noi non rottamiamo ma, come è uso dire Brugnaro, sindaco di Venezia, uno che ci minacci non farà indenne più di tre passi.
Trema l’Italia insomma. Ma non per i più o meno violenti terremoti. Piuttosto nel palcoscenico della politica si alternano protagonisti che pur di non contribuire alla vittoria di un alleato preferiscono supportare gli sforzi dell’odiato nemico. Berlusconi può battere Renzi ed il Pd ma pur di non legittimare le ambizioni di Salvini preferisce agevolarlo. Renzi può riorganizzare la sinistra e pensionare l’anziano tycoon ma dovrebbe ammettere di aver bisogno di Bersani e compagni: giammai. Grillo potrebbe approfittarne solo se ammettesse di condividere un potere in nome di riforme plausibili, ma preferisce inseguire scenari velleitari pur di non essere costretto a governare sul serio.
L’Italia arranca. Ma gli stregoni del momento conducono ripetitivi la loro danza della pioggia in attesa di un miracolo improbabile. Invece che rimboccarsi le maniche insistono nel ritenere gli dei i soli arbitri crudeli del destino di un Paese che soffre invece per la loro insipienza ed i loro giochi di potere. C’è sempre un terremoto o un’Europa matrigna cui addebitare le colpe della propria inettitudine.