Gino Strada ha dato dello sbirro a Marco Minniti, ministro dell’Interno di sinistra ma in salsa scelbiana, accusandolo di comportamento disumano nei confronti dei migranti. Bersani non ne può più di Giuliano Pisapia che considera poco più di un agente provocatore renziano. Franceschini passa il tempo con Orlando e gli amici di Gentiloni ad ordire trame contro Renzi. La Festa dell’Unita’! Quale titolo migliore per descrivere la situazione a sinistra. 



L’altro Matteo, tra un reportage di Chi su cui si alterna con un redivivo Casini che sfoggia una bellezza colombiana per dimenticare Azzurra Caltagirone, ed una grigliata con salamelle in tenuta verde, marca ancora una volta la distanza da Berlusconi. “Vedermi con Silvio? Non ci penso proprio. Se mi va lo convoco io…”. Brunetta lancia il modello quadrifoglio: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e chiunque altro, ma Salvini si sfila perché in realtà medita e lavora per una lista sovranista con Fitto e Meloni che gli consenta di prendere un voto più di Berlusconi e diventare leader riconosciuto del centrodestra.



Grillo, saggio, riflette sulla stupidità dei concorrenti ma al contempo sa che il vero nemico sono i tutori dell’ordine costituito. Quelli che in questi venticinque anni hanno illuso destra e sinistra di contare qualcosa. Quelli che non si fermeranno di fronte al prossimo risultato elettorale e che sono pronti a regalare il nostro paese a chiunque purché non si transiga su un principio non negoziabile: la sovranità non appartiene al popolo. Ed infatti l’impegno di tutti per la legge elettorale altro non vuol dire che i capi di partito vogliono avere la certezza di poter decidere i nomi di tutti i futuri membri del parlamento. Non sia mai che a qualcuno venisse in mente di cantare fuori dal coro… e che la canzone piacesse alla gente-gente.

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