“I fascisti si sono sempre divisi in due categorie: i fascisti e gli antifascisti”, fotografano con il flash della profezia la situazione attuale le parole dello scrittore Ennio Flaiano. Ne era convinto addirittura Pier Paolo Pasolini quando scriveva: “Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più. (…) Ecco perché buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia appunto ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico, che non può più far paura a nessuno. Insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo”.
Perché allora il mito antifascista rimette in piazza insieme Matteo Renzi, prototipo dell’uomo solo al comando, e i centri sociali? Dice Marco Rizzo del Partito Comunista durante la trasmissione Omnibus su la7: “esaltare il ruolo di Casapound serve a prosciugare il bacino di Salvini e del centrodestra”. Più chiaro di così. E infatti i governi Renzi e Gentiloni sono consapevoli di aver commesso errori gravissimi sul piano delle decisioni politiche, queste ultime non certo indirizzate al benessere e agli interessi dei cittadini italiani dal punto di vista della sinistra: ne è un esempio la recente marcia indietro del Pd sulla legge dello ius soli, bloccata e cancellata dal calendario degli appuntamenti in Senato nonostante Renzi avesse affermato di voler continuare, consenso o meno, sulla strada della sua approvazione. Senza trascurare i numerosi passi indietro fatti in merito ai temi sull’immigrazione e alle politiche economiche.
Spostare l’attenzione dell’opinione pubblica su temi secondari e di minore importanza è sempre stata la strategia preferita da coloro i quali, dicendosi moralmente superiori, agivano in maniera decisamente contraddittoria: facendo emergere una tragicomica ipocrisia ed un non più giustificabile fallimento. E nell’arte di tenere insieme farsa e tragedia questo paese non ha rivali. Così, mentre l’Agcom vieta con toni protervi di pubblicare sondaggi negli ultimi giorni prima delle elezioni, apprendiamo dai cronisti che fanno bene il loro lavoro quanto segue: “Quindi al termine della gara all’Ippodromo du Papier Carbone abbiamo i seguenti risultati:
Come classifica a squadre le scuderie sono così posizionate: Varenne 16,1″ (Cavallo che arriva al traguardo senza fantino); Groom de Bootz 12,6″ col fantino Mathieu de la Sauvegarder; Frères Tricolòr 6″; Nous avec l’Italie 2,3″; Totale Scuderie Burlesque 37,0″. Igor Brick 28,5″ (cavallo che corre da solo per la scuderia Louis le Subjonctif). Fan Idòle 20,3 con alla guida il proprietario della scuderia Fan Faròn). Poi Fan Plus Europe 3,8″, Fan Populaire 0,4″. Infine Fan Ensemble 0,5″. Totale Scuderie Fan Faròn 25″. Liberté Égalité 5,8″ (scuderia solista).
Ben più chiare di queste metafore sono invece le parole della nostra Costituzione alla XII disposizione transitoria e finale che così recita: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. In deroga all’articolo 48, sono stabilite con legge, per non oltre un quinquennio dall’entrata in vigore della Costituzione, limitazioni temporanee al diritto di voto e alla eleggibilità per i capi responsabili del regime fascista”.
Cioè il parlamento dei partigiani veri e dei comunisti veri aveva stabilito che anche Mussolini, se fosse sopravvissuto a Piazzale Loreto, dopo cinque anni si sarebbe potuto ricandidare. Chi aveva sfidato la dittatura fascista, quella vera, non aveva paura delle idee.