Il video pubblicato dal ministro della giustizia Bonafede, in merito alla cattura di Battisti, continua a tenere banco. Molti coloro che hanno esternato il proprio dissenso nei confronti dell’operato del Guardasigilli, fra cui anche il gruppo collettivo antagonista Militant, che quest’oggi ha apposto un grande manifesto su un chioso situato nei pressi del ministero della Giustizia a Roma, su Lungotevere dei Cenci. Nel “poster” si vedono in prima fila i due ministri Matteo Salvini e Alfonso Bonafede, mentre sullo sfondo l’ex latitante Cesare Battisti messo alla gogna. Il manifesto, grande 2.5 metri per altri 2.5, è stato prontamente rimosso subito dopo la segnalazione dalla polizia locale di Roma Capitale, ma ha fatto in breve tempo il giro del web. «Dopo la cattura di Cesare Battisti i due ministri cosplayers – si legge sulla pagina Facebook dello stesso gruppo di sinistra – mascherati per l’occasione da poliziotto e secondino, hanno inscenato uno spettacolo grottesco che ha riportato indietro di qualche secolo le lancette della giustizia italiana». Secondo i Militant, nessuno si era mai spinto fino a questo punto, ostentando il mostro in piazza, e per questo, lo stesso gruppo ha voluto celebrare i due ministri con il manifesto in questione. Il collettivo conclude così il proprio post: «Fuori i compagni dalle galere. Amnistia e libertà per gli anni 70». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CASO BONAFEDE BATTISTI, INTERVIENE ALBERTO TORREGGIANI
Il guardasigilli Alfonso Bonafede nel mirino della critica per il video postato sui social network riguardo l’arresto di Cesare Battisti, la polemica non si placa. Sul caso è intervenuto anche Alberto Torreggiani, figlio di Pierluigi Torreggiani, ucciso 40 anni fa da un commando dei Pac davanti alla gioielleria di famiglia a Milano: «Andiamo oltre. Sono inutili disquisizioni, pensiamo a cose più importanti, come ad esempio che intenzioni ha il governo sui prossimi terroristi che bisogna andare a prendere. Credo che sia la miglior cosa che il governo possa fare e credo che abbia intenzione di farlo». Focus sugli altri terroristi da catturare, dunque, come sottolineato ai microfoni di Adnkronos: «Magari non sarà stata una cosa molto delicata ma non sto a soffermarmi su queste problematiche. Ci sono cose migliori da fare. Il video non l’ho visto, non mi interessa e poi lascio la libertà a ognuno di gestire il proprio ruolo come crede». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
DI MAIO DIFENDE BONAFEDE
È il vicepremier Luigi Di Maio, dopo una giornata di attacchi e polemiche contro il “suo” Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per l’ormai arcifamoso video postato su Facebook il 14 gennaio scorso interamente dedicato alla cattura di Cesare Battisti: il grillino Guardasigilli è stato poi anche denunciato dai penalisti di Roma proprio per aver svelato l’identità di alcuni agenti all’interno del video. Musica sullo sfondo, toni da “film b-movie” e immagini riprese da vicino dei momenti, anche molto privati (e di privacy) dell’arresto in Italia dell’ex latitante dei PAC: il Ministro del Lavoro Di Maio, dopo aver fatto sfogare tutte le polemiche sul livello “imbarazzante” (come definito da moltissimi commenti al video oltre che dagli attacchi delle opposizioni), prova a difendere Bonafede con pochissime ma nette parole, «È un argomento di distrazione di massa». In silenzio la Lega che probabilmente vuole evitare, per ora, incidenti diplomatici interni al Governo già sotto tensione per la presentazione del “Decretone” con Quota 100 e Reddito di Cittadinanza. Intanto la vicepresidente del Senato, Anna Rossomando – Partito Democratico – ha prontamente depositato un’interrogazione parlamentare al governo chiedendo anche «se la pubblicazione del video non abbia esposto poliziotti penitenziari e agenti della polizia a rischi per la loro sicurezza e incolumità».
BONAFEDE: IL CASO, L’ETICA E LA “MIMESI”
Il caso “mediatico” si accompagna a quello politico e ora anche giudiziario: Alfonso Bonafede ha oggettivamente tentato di raggiungere in una sorta di “mimesi” Matteo Salvini nella sua per ora imbattibile comunicazione social, inseguendolo in un campo in cui – alla prova dei fatti – si è rivelato ben poco capace di reggere il confronto. Non solo, lo staff M5s pare fosse abbastanza irritato del fatto visto che «non ne sapevo nulla» ha sentenziato ieri Rocco Casalino al Corriere della Sera. «L’intento era dare risalto agli agenti di Polizia penitenziaria», si è difeso ieri il Ministro Bonafede, ma ben in pochi hanno “creduto” alla versione, mentre in tanti hanno attaccato innanzitutto l’etica nei confronti di Cesare Battisti e degli agenti mostrati nel video: non sarebbe stata dimostrata da un Guardasigilli, colui che invece dovrebbe garantirla per Costituzione. Da ultimo, secondo quanto riportato oggi da Filippo Facci su Libero Quotidiano, dietro al video-gogna – Forza Italia ieri l’ha definito un video dove Battisti viene esposto «come un trofeo di caccia» – ci sarebbe una strategia ben precisa di diversi grillini eredi diretti di Gianroberto Casaleggio: «non è la millesima gaffe, quella di Bonafede: c’è un disegno, diciamo così. Se, tre anni fa, aveste letto l’ultimo libro di Gianroberto Casaleggio prima che salutasse – il titolo è “Vedi vidi web”», allora si sarebbe forse capito di più di tutta questa storia. In quelle pagine Casaleggio Sr spiegava: «i delinquenti saranno esposti in apposite gabbie sulle circonvallazioni delle città».