Giuliano Mignini, titolare della prima fase dell’inchiesta sull’omicidio di Meredith Kercher, fa importanti rivelazioni ad “Atlantide” in merito alle pressioni, non solo mediatiche, attorno al caso. “Io non credo alla versione di Rudy (Guede, ndr). Ma quello che posso dire è che su una cosa aveva ragione”, ha dichiarato il magistrato in collegamento con Andrea Purgatori. Il riferimento è al passaggio in cui si parla della “volontà degli inquirenti di procedere velocemente per trovare il responsabile”. Mignini ha, dunque, contestualizzato: “Io mi sono trovato di fronte, all’indomani del fermo dei tre (tra cui Amanda Knox e Raffaele Sollecito, ndr), in cui le indagini erano assolutamente all’inizio, una conferenza stampa indetta in Questura a mia insaputa. Non mi fu chiesto alcun parere. Il questore, circondato da elementi della Squadra mobile e dello Sco di Roma, disse: “Il caso è chiuso”. Non le dico come commentammo quest’uscita del questore a nostra insaputa”. A questo punto, Giuliano Mignini ha fatto il primo riferimento alla pressione, “era fortissima soprattutto dagli Stati Uniti”. Poi su Rudy Guede ha aggiunto: “Credo che a livello mediatica Rudy è stato considerato l’unico colpevole di questa vicenda. C’erano dei giornalisti che mi chiedevano: “Perché continua a indagare? Ha il nero, basta”. Questo mi veniva detto da più parti”.
Il magistrato Giuliano Mignini non ha dubbi su chi abbia agito sulla scena del crimine. “Ho la stessa convinzione della Cassazione, cioè che c’era Amanda (Knox, ndr) con certezza conclamata, Raffaele (Sollecito, ndr) quasi certamente visto che stava sempre dietro ad Amanda, Rudy era lì. Quindi, questi sono i tre personaggi secondo la Cassazione, io condivido l’impostazione”. La versione di Rudy Guede non è credibile per il pm, cioè che Meredith Kercher sia stata uccisa con 43 coltellate nei 6-7 minuti in cui lui sarebbe stato in bagno: “Non è assolutamente compatibile, nel modo più assoluto. Sta mentendo, forse mescola qualche elemento di verità con le bugie. Non è possibile quel disastro in cinque minuti”. Mignini lo ha definito “vaso di coccio”, in quanto non aveva una famiglia alle spalle, non aveva neanche l’apporto economico che avevano Amanda Knox e Raffaele Sollecito. “Forse per questo è stato costretto a fare una scelta per me negativa, cioè quella del giudizio abbreviato, separando la sua posizione dagli altri due. Questo ha comportato l’intervento di un altro collegio, questo probabilmente ha avuto un effetto anche ai fini della ricostruzione del fatto”. A questo punto, Mignini ha svelato di aver subito pressioni dall’estero.
“HO RICEVUTO DUE LETTERE DA UN GIUDICE USA…”
“Poco prima o poco dopo che esercitassi l’azione penale, ho ricevuto due lettere da un giudice della Corte Superiore dello Stato di Washington, si chiama Michael Heavey, che mi invitava a valutare con indulgenza – ora non ricordo precisamente le parole – Amanda e quindi anche Sollecito, inserendo citazioni bibliche e dicendo che se mi fossi adoperato per l’assoluzione di Amanda, gli americani me ne sarebbero stati riconoscenti”. Questa è la prima pressione ricevuta dall’estero sul caso dell’omicidio di Meredith Kercher dal pm Giuliano Mignini, che ad Atlantide ha svelato di aver ricevuto altre lettere. “Le ho trasmesse al capo dell’uffici e al Csm, perché in una di queste lettere si chiedeva vagamente che il processo venisse trattato non a Perugia, ma in altra sede. Come se vi fossero pregiudizi a Perugia su questi imputati, cosa non vera”, ha aggiunto il magistrato. Ha anche confermato le voci sull’ipotesi di un blitz Usa per liberare Amanda Knox in caso di condanna: “Lo ha detto un giornalista di Seattle su Netflix. Io rimasi scandalizzato”. Andrea Purgatori parla di “rumors” in questo caso, ma le lettere con richiesta di indulgenza sono agli atti. “Io ho avuto anche un procedimento disciplinare al Csm, da cui sono stato assolto con formula piena. Le lettera sono state mandate anche al Csm, che ha tutto di questa materia”. Il magistrato ha svelato anche di cosa si è pentito in relazione alle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher: “L’unica cosa che farei diversamente è quanto accaduto nel sopralluogo. Arrivò il medico legale di Perugia, a cui ordinai di misurare la temperatura rettale, di accertare l’epoca esatta della morte. La biologa capo dell’equipe di Roma della polizia scientifica mi disse di aspettare, perché ci sarebbe stato il rischio di contaminazione. Il medico legale non disse nulla e io detti ascolto alla dottoressa Stefanoni. Passò del tempo e ordinai di misurare subito la temperatura rettale, che fu fatta con un certo ritardo. Ma fummo fortunati per ricostruire l’epoca della morte”.