Nell’ambito del processo vaticano per la gestione dei fondi della Santa Sede, si è tenuta nella mattinata di oggi, giovedì 20 ottobre 2022, la trentunesima udienza, nella quale sono stati ascoltati tre gendarmi, un consulente di polizia giudiziaria e un vescovo. Ma, soprattutto, è stato annunciato che il 23, 24 e 25 novembre sarà chiamato a rispondere alle domande del Tribunale vaticano anche monsignor Alberto Perlasca, ex responsabile dell’ufficio amministrativo della Segreteria di Stato, ritenuto il “testimone chiave”.



Come riportano i colleghi di “Vatican News”, nella seduta odierna si è parlato delle procedure a cui hanno fatto ricorso gli uomini della Gendarmeria vaticana per indagare (accertamenti bancari, dati su dispositivi sequestrati (cellulari, iPad, computer), app per la messaggistica criptata, immagini dalle telecamere di sicurezza). Tra le foto, si legge sul quotidiano, campeggiavano anche quelle della manager Cecilia Marogna “che effettuava su conti correnti personali il versamento del denaro erogato dalla Segreteria di Stato per una ‘operazione umanitaria’, impiegati invece per l’acquisto di beni di lusso personali”.



PROCESSO VATICANO, LA TESTIMONIANZA DELL’ISPETTORE LUCA DE LEO SULLE INDAGINI

Nel processo vaticano, l’ispettore Luca De Leo, tecnico informatico del Centro sicurezza della Gendarmeria, ha dato spiegazione dell’attività di indagine. Le sue parole sono state riportate da “Vatican News”: secondo il gendarme, i dispositivi acquisiti, analizzati e riversati negli atti “sono stati 243. Delle 210 copie fatte, sono 37 i dispositivi usati dal Promotore di Giustizia per l’indagine, di cui 9 cellulari e 17 computer”. Non sono mancati gli “incontri” con dati cancellati sui dispositivi e irrecuperabili.



Dopodiché, riporta la testata giornalistica vaticana, “è stata proiettata una lettera del 17 aprile 2019 con cui la Segreteria di Stato garantiva al broker Torzi il 3% del valore dell’immobile londinese. De Leo ha spiegato che il documento era stato preparato nel novembre 2018, poi stampato nell’aprile 2019 con modifiche sostanziali. Secondo l’accusa, la lettera esisteva solo a livello virtuale” e non ne è mai stata rinvenuta una copia fisica.

PROCESSO VATICANO, GENDARME BASSETTI: “9 BONIFICI EFFETTUATI PER ALIMENTARE CONTI ESTERI”

Un altro teste, il gendarme Luca Bassetti, nella sezione di polizia giudiziaria, ha parlato delle indagini sul caso della manager Cecilia Marogna. “Vatican News” ha asserito che “sono stati effettuati 9 bonifici per alimentare i conti della Logsic, la società in Slovenia di cui Marogna era unica titolare, e della società britannica di intelligence Inkermann, beneficiaria di due bonifici da 500 mila euro ciascuno, che avrebbe dovuto gestire la missione di liberazione della suora in Mali“.

Bassetti, nell’udienza odierna del processo vaticano, ha riferito anche di una segnalazione dell’AIF di “operazione sospetta” su un versamento in contanti del 4 settembre 2018 di otto banconote da 500 euro. Nell’articolo si precisa che “il giorno prima, il 3 settembre, Marogna aveva prelevato mille euro dal conto Logsic per versarli sul conto personale in una banca di via di Porta Angelica, al confine dello Stato della Città del Vaticano. Lo confermano le immagini delle telecamere della polizia di frontiera”.