Nel 1830 esisteva una forma di incentivo teso a mitigare la povertà rurale in Inghilterra, il sistema Speenhamland (nella contea di Berkshire). Si trattava di un sistema di sussidi che integravano i salari dei braccianti agricoli. Anni a seguire venne definito da un Rapporto della Commissione Reale un “sistema universale di pauperismo”, in quanto consentiva ai datori di lavoro di pagare salari di sussistenza, perché l’attore pubblico avrebbe poi pagato la differenza. I salari erano così bassi che nessuno dei percettori poteva uscire da quella che viene ancora oggi chiamata la “trappola della povertà”.
In quanto tale sistema scaricava sulla collettività tutti i costi negativi, aveva creato anche un effetto di “spiazzamento” ai danni dei lavoratori regolarmente assunti. Tutti i piccoli proprietari terrieri avevano rinunciato ad avere lavoratori salariati, ma reclutavano solo i percettori del sistema Speenhamland offrendo salari bassissimi, sfruttando la disperazione dei braccianti pronti a tutto pur di lavorare.
Un sistema del genere per ovvie ragioni era diventato in breve tempio una “pentola” a pressione pronta a esplodere. Infatti, proprio nel 1830 bastò la “paura” di perdere quei pochi posti di lavoro disponibili a causa della rivoluzione industriale nel campo agricolo (con l’introduzione delle Trebbiatrici) a creare tumulti, distruzioni e incendi.
A due secoli di distanza, il presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca ha proposto una cosa molto simile: dato che le imprese non trovano manodopera, basterà che queste offrano 500 euro al mese al percettore, il quale potrà sommare questa cifra a quella percepita tramite il reddito di cittadinanza.
Aldilà della concreta fattibilità della proposta all’interno del quadro normativo nazionale, anche immaginando (cercando di interpretare per quanto possibile la proposta) l’utilizzo di tirocinio extra-curriculare o una work esperience, si tratterebbe comunque di cifre che potrebbero poi incidere nel calcolo dell’Isee annuale (facendo perdere il sussidio) e quindi disincentivare la partecipazione al mercato del lavoro.
A ciò si aggiunge, analogamente al sistema di Speenhamland, il fatto di disincentivare i datori di lavoro ad assumere un lavoratore a tempo determinato (o indeterminato seppur in presenza di generosi sgravi fiscali), a favore di percettori di Rdc da “sfruttare” pagandoli cifre irrisorie, creando anche in questa circostanza una “trappola della povertà”, oltre al paradosso di maggiore disoccupazione.
Come ben scritto da Chiara Saraceno, la visione di percettori che stanno sul divano è quanto meno discutibile, il Rdc percepito è indicativamente prossimo ai 500 euro, moltissimi hanno carichi familiari e si tratta di profili difficilmente collocabili nel mercato del lavoro. Tuttavia, la stragrande maggioranza sarebbe ben disposta a lavorare nel caso venisse loro offerto un contratto di lavoro regolare.
Sarei propenso a suggerire al presidente De Luca, invece di idee quanto meno “ardite”, di consigliare a sua volta a quei datori di lavoro che non trovano manodopera di rivolgersi ad agenzie private del lavoro oppure pubblicare annunci sui principali motori di ricerca del lavoro come Indeed, Monster o Infojobs. Tuttavia, sono certo che anche i Centri per l’impiego della Regione Campania sono perfettamente capaci di trovare tale manodopera tra i propri iscritti.
Inoltre, se al presidente De Luca disturba tanto l’idea che molti percettori svolgano lavoro in nero, come avviene in molti contesti internazionali, basta obbligare il percettore a partecipare a percorsi o programmi di politica attiva in presenza o virtuale (finanziabili facilmente con il FSE) che rendono più difficile la possibilità di lavorare in nero.
L’idea di integrazione salariale è già presente in molti contesti, come l’Universal Credit in Gran Bretagna, ma in quel caso si tratta di lavori regolari all’interno di un meccanismo collaudato di inserimento occupazionale (il quale comunque ha prodotto modesti risultati).
La verità è che la difficoltà di manodopera non è da imputare agli effetti del reddito di cittadinanza, ma è probabilmente causata dai bassi salari proposti. In generale, anche a fronte delle difficoltà causate dal Covid-19, non può esistere un business che intende fare profitto avendo a disposizione personale tirocinante o pagato poco grazie ai sussidi, quel tipo di realtà economica è destinata certamente al fallimento.
Concludo con un vero “paradosso”, nello stesso momento che De Luca avanza queste proposte, il Partito democratico sta portando avanti una proposta (assolutamente condivisibile) sulla quasi totale abolizione del tirocinio extra-curriculare. Si tratta quantomeno di un cortocircuito: da una parte si vuole eliminare il tirocinio (tutt’altro che trampolino di lancio nel mercato del lavoro), ma nello stesso tempo in Campania lo si vorrebbe utilizzare per “sfruttare” i percettori di Rdc.
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