RIFORMA PENSIONI, I TIMORI SUL RECOVERY FUND

Nelle scorse settimane è stata in diverse occasioni espressa la preoccupazione, specie da parte dei partiti di opposizione, che non solo l’accesso al Mes, ma anche il Recovery fund possano portare a una situazione in cui l’Italia si troverà a varare misure di riforma pensioni contrarie rispetto a quelle che negli ultimi anni hanno portato flessibilità e un abbassamento dei requisiti per l’accesso alla quiescenza. Alcune dichiarazioni del ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola nel corso di un’audizione alle commissioni Bilancio e Politiche dell’Ue di Camera e Senato potrebbero far riemergere tali preoccupazioni. In particolare, come riporta Askanews, Amendola ha ricordato che oltre agli investimenti serviranno “politiche di riforme” e che “un punto di riferimento importante sarà la coerenza con le raccomandazioni specifiche per Paese”.



LE PAROLE DI AMENDOLA

Il ministro ha quindi ricordato che che nelle Raccomandazioni dell’Ue del 2020 si è fatto riferimento a interventi sui settori del lavoro, della formazione, del fisco, della giustizia e della Pubblica amministrazione, mentre in quelle del 2019, c’era quella di “attuare le riforme pensionistiche passate riducendo il peso delle pensioni sulla spesa pubblica”. Se dunque l’Italia dovrà attuare riforme in linea con le Raccomandazioni Ue c’è il rischio che in tema di riforma pensioni si vada verso misure che facciano diminuire la spesa pensionistica. Difficilmente con un taglio delle pensioni in essere, più facilmente con più paletti (o penalizzazioni) per le uscite anticipate.

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