Gli anni conturbanti, il fascino, l’estetica e l’alone di edonismo di inizio secolo emergono con tutta la loro forza dalle tele di Tamara de Lempicka, esposte al Vittoriano fino a luglio, in un’esposizione promossa dal Ministero per le attività culturali e sotto il patrocinio del Presidente della Repubblica. L’esuberante pittrice polacca, che dell’ Arte Decò è tuttora simbolo, con la sua vita “ad opera d’arte” rappresenta il modo di porsi rispetto alla realtà del mondo dell’arte tra gli anni Venti e Trenta, quando il mondo è ancora scosso dalla prima guerra mondiale, ma si sta altresì trasformando seguendo la moda, la comunicazione, la velocità e la tecnologia.
Formatasi nella Parigi dell’Ecole de Paris, grazie a maestri quali Maurice Denis ed Andre Holte, Tamara creò quello che è uno stile a tutto tondo: uno stile personale, uno stile di vita, ma soprattutto uno stile artistico. “Sono stata la prima donna a dipingere in maniera chiara e pulita… un mio quadro era chiaro, era perfetto”, dichiara lei stessa, mostrando la chiara consapevolezza della propria mano e delle sue capacità artistiche. La forza espressiva che scaturisce dalle tele, in particolare dalla Donna dormiente, prima opera esposta al Salon des Indipendents nel ’23, mostra come la composizione, la forma e il colore, sono elementi che l’artista marca liberamente per estrapolarne un significato, un’emozione.
Anche se i bozzetti di figure e le preparazioni alle forme umane, si avvicinano moltissimo a nudi classici, le masse delle carni e la posizione dei corpi nelle opere finite sono estremamente diverse e, si può dire, delempickiane. Anche la serie di opere con soggetto sacro, fatte negli anni di crisi spirituale, pur essendo di rimando michelangiolesco, rimangono fortemente pregnate della tensione a esprimersi con forme e colori puri, come il commovente Studio per Santa Teresa d’Avila.
Modernità, ricchezza e bellezza: i primi anni Trenta sono per l’artista il momento di forme lucide e d’acciaio, dominate da blu e grigio. Fiore all’occhiello dell’esposizione è Il ritratto di Ira Pierrot, scoperto da Gioia Mori, curatrice dell’esposizione, che porta davanti agli occhi tutta la forza e la umanità sia del soggetto, che fissa lo spettatore con uno sguardo enigmatico, sia dell’autrice che dietro ad esso parla, ed è contemporanea.
Tamara: moderna e internazionale. Sono gli aggettivi con cui viene presentata l’artista fin dall’ingresso della mostra. La de Lempicka si inserisce nel contesto della modernità a forza, con i suoi soggetti ispirati alla moda, alla pubblicità ed al cinema, che passano dalla Francia all’America, seguendola in una vita che è come la sua arte: prepotentemente emozionale.
(Caterina Gatti)