«La cooperativa nasce nel 1997 dall’idea di un gruppo di psicologi, assistenti sociali e volontari che già svolgevano un’attività di assistenza ai bambini e alle famiglie disagiate dell’ottavo municipio di Roma. Decisero poi di mettere a frutto le loro esperienze creando questa cooperativa, affinché potesse partecipare anche ai servizi d’appalto del Comune di Roma. Cominciarono quindi a darsi da fare non solo nell’ottavo municipio, ma su tutto il territorio romano, con servizi di assistenza e integrazione nei confronti dei minori, soprattutto nelle periferie». Comincia così l’incredibile attività della Cooperativa Sociale Santi Pietro e Paolo Patroni di Roma che da quasi quindici anni opera sul territorio della capitale con innumerevoli servizi rivolti alle famiglie, ai minori e a chiunque abbia bisogno di aiuto. Ilsussidiario.net ha intervistato il presidente della cooperativa, Francesco Rosario Sagone.
Che tipo di servizi offrite?
Questa iniziativa è rivolta soprattutto a nuclei familiari in cui ci sono minori in difficoltà. Cerchiamo di aiutare chiunque abbia problemi economici, sociali o di emarginazione dovuti a casi di tossicodipendenza. Poi abbiamo anche cominciato a occuparci del problema della disoccupazione, e ora in alcuni municipi gestiamo le Borse lavoro, quindi possiamo offrire un supporto e un tutoraggio per chiunque si trovi lontano dal mondo del lavoro.
In che modo?
Direttamente presso le aziende, che ospitano per un anno la persona aiutata che viene pagata dal Comune grazie appunto alla Borsa lavoro. C’è anche il supporto di uno psicologo, per poter accompagnare il soggetto che fino a quel momento è stato escluso dal mercato del lavoro. In alcuni percorsi siamo riusciti a inserire persone che poi hanno cambiato completamente vita, creandosi ad esempio una famiglia. Poi, lavorando con famiglie con casi di tossicodipendenze, abbiamo cominciato a gestire dei servizi a domicilio rivolti alle persone sieropositive. Abbiamo aperto anche un centro socio-educativo a Grottaferrata, dei centri ascolto per le famiglie e cinque asili nido.
Asili nido?
Sì, ci siamo accorti che non bastava soffermarsi unicamente su casi specifici isolati, ma vedevamo che tutta la comunità aveva i suoi piccoli problemi, come quelli dell’infanzia. Nel 2000 quindi abbiamo aperto il primo nido in convenzione con il Comune di Roma e fino a oggi ne sono stati creati cinque. Abbiamo poi sviluppato il servizio “Bus a piedi”: accompagniamo i bambini a scuola, che scoprono giorno dopo giorno il territorio in cui vivono e che ancora non conoscevano a fondo. Nelle belle giornate di primavera, poi, al ritorno ci fermiamo in un parco a giocare.
In che modo riuscite a finanziare tutti questi servizi?
La nostra committenza è prevalentemente pubblica, mentre una parte dei nidi è di natura privata. Conserviamo però sotto la nostra gestione alcuni servizi, come la collaborazione con il Banco Alimentare, di cui riconosciamo l’importanza soprattutto in un periodo di grande crisi come questo. Abbiamo attivato un progetto di volontariato con cui raccogliamo pasti avanzati dai centri di cottura e li distribuiamo alle mense per i poveri o li affidiamo a organizzazioni sia laiche che religiose che ne hanno bisogno.
Quanto avete avvertito la crisi economica?
Molto, perché lavorando con il pubblico, ci sono stati notevoli rallentamenti nei pagamenti. Di conseguenza abbiamo dovuto affrontare un aumento dell’indebitamento bancario, seguito quindi da oneri finanziari, che hanno sottratto risorse alla cooperativa. I sacrifici sono stati notevoli: abbiamo ottimizzato i costi, ma senza mai dover effettuare tagli di personale. Ho proposto di non toccare i salari dei soci lavoratori,e tutti quanti sono stati attentissimi alle spese di ogni giorno, permettendoci di recuperare molto.
Quali sono i vantaggi e i limiti di fare impresa sociale a Roma?
Roma offre grandi opportunità ma ha tantissimi problemi. Le risorse economiche non sono sicuramente adeguate alla grandezza e ai bisogni della città e la difficoltà nei pagamenti è senza dubbio il maggior problema. Questo però dovrebbe spingere noi cittadini a sentirci parte di qualcosa che va costantemente migliorato e rispettato. Tengo a dire però che tutto il settore no profit di Roma ha avuto una grande importanza nella città di Roma, dalle associazioni alle cooperative, cattoliche e laiche, perché hanno sempre tenuto insieme il tessuto sociale della capitale e hanno offerto una notevole spinta solidaristica.
Cosa significa per lei fare impresa sociale?
Significa essere cittadini che partecipano attivamente al cambiamento della società e essere portatori di bene. Significa avere come orizzonte il bene comune che poi si riflette inevitabilmente sul bene personale, perché una società solidale permette di andare lontani, mentre una società egoista ha un obiettivo a breve raggio, che soddisfa nell’immediato ma non riesce a andare oltre un certo limite
(Claudio Perlini)