Come spesso gli accade, Walter Siti non si “accoda” alle opposte ‘tifoserie’ sui fatti d’attualità e di cronaca: la scomparsa e la quasi certa morte della giovanissima Saman Abbas a Novellara (Reggio Emilia) ha purtroppo ‘scatenato’ una duplice e opposta lettura del tremendo fatto di cronaca. C’è chi difende a spada tratta l’Islam considerando l’orrore perpetrato alla 18enne (perché voleva opporsi al matrimonio forzato e agli usi e costumi del Pakistan, sua terra d’origine) un caso di “femminicidio”, e c’è chi invece condanna i musulmani “rei” di aver condannato a morte la giovane Saman con quella assurda e retrograda concezione della donna ‘prevista’ dal Corano.

Ecco, per lo scrittore Walter Siti in nessuna delle due ‘letture’ vi si racconta la realtà per quella che è: «sono secoli ormai che da noi (in Italia, ndr) vige l’idea che il testo sacro debba essere interpretato storicamente, considerato datato e/o simbolico, adattato culturalmente alle leggi e ai diritti moderni», scrive oggi sull’editoriale del quotidiano “Domani”. Come a dire, anche se nella Bibbia sono inseriti passaggi (specie nell’Antico Testamento) molto duri e fuori tempo, non per questo la società moderna occidentale li segue pedissequamente: ecco, nei Paesi islamici tale percorso di «laicizzazione, separazione delle regole di convivenza civile dai rigidi dettami della religione è stato più lento ed è ancora in corso».

LA SECOLARIZZAZIONE E LO SCONTRO IDEOLOGICO

Secondo Siti, di certo non è semplice “separarsi” tra le leggi dello Stato e del proprio credo, ma secoli di cultura e della stessa dottrina sociale della Chiesa questo passaggio di civile e serena convivenza è stato raggiunto. Il Corano è ancora più rigido e soprattutto l’Islam non ha un Papa, un’unica voce per tutti ed è difficile avere una «sensibilità moderna ai diritti». Il caso di Saman – come del resto quelli passati di Hina o Sana per rimanere solo nel nostro Paese – ricorda una volta di più l’importanza del processo di secolarizzazione che separa stato e religione: eppure, spiega ancora Siti sul “Domani”, tale processo è ancora al rilento e purtroppo sono presenti ancora «fatwe, diverse declinazioni dell’Islam e profondi gap generazionali». Ridurre però tutto ad una eterna lotta “da pollaio”, per lo scrittore modenese, è ingiusto e sbagliato: «ridurre la storia di Saman Abbas a lotta tra occidentali che danno colpa di tutto alla religione e imam tesi a rassicurare che la religione non c’entra, è fuorviante e fa solo casino. Pardon, spettacolo».