Shabbar Abbas e la moglie Nazia Shaheen, i genitori di Saman Abbas, sono stati condannati all’ergastolo dai giudici della Corte di Assise di Reggio Emilia. Invece, lo zio Danish Hasnain è stato condannato a 14 anni di carcere, mentre i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq sono stati assolti ed è stata, quindi, disposta l’immediata liberazione. La madre della vittima, invece, è latitante in Pakistan. La sentenza nel processo sull’omicidio della 18enne è arrivata dopo quasi cinque ore di camera di consiglio.

Il padre di Saman oggi in aula aveva negato ogni sua responsabilità nell’omicidio e ricostruito cosa sarebbe successo la sera del 30 aprile 2021 quando la figlia è scomparsa. Stando alla sua ricostruzione, Saman Abbas gli avrebbe detto che doveva uscire e che un’amica sarebbe passata a prenderla. Visto che pensava venisse a prenderla Saqib o che avrebbe mandato qualcuno, avrebbe cercato con la moglie di convincerla a non andare, ma la ragazza sarebbe comunque andata via. «Quando sono uscito la seconda volta, sono arrivato fino alle serre, non ho visto niente. Saman non c’era. Sono tornato dentro e ho pensato questa volta è andata via». La versione del padre però non ha convinto i giudici, che lo hanno condannato all’ergastolo insieme alla moglie per l’omicidio della figlia. (agg. di Silvana Palazzo)

Omicidio Saman Abbas, il padre Shabbar piange in aula

Lacrime e dichiarazioni spontanee di Shabbar Abbas davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia a ridosso della sentenza del processo di primo grado che lo vede imputato dell’omicidio della figlia 18enne Saman con la moglie tuttora latitante, Nazia Shaheen, e con i tre parenti Danish Hasnain, Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikrma Ijaz. Per i genitori della vittima l’accusa ha chiesto l’ergastolo, 26 anni a carico dello zio e dei cugini coimputati.

Il padre della vittima continua a respingere ogni addebito e ha ribadito di non aver “mai pensato di uccidere” la figlia: “Neanche gli animali fanno queste cose. Signori giudici non ho mai pensato queste cose. Era il mio cuore, il mio sangue, ho portato qua il mio cuore e il mio sangue. Non ammazzo figli, non sono un animale. Neanche da pensare“, ha aggiunto il padre di Saman in aula parlando in italiano davanti ai giudici chiamati a decidere la sua sorte e quella del resto della famiglia finito alla sbarra per il delitto. Secondo Shabbar Abbas, riporta Ansa, contro di lui si sarebbe scatenata una campagna di false accuse: “Ho sentito tante parole false. Non è vero che sono persona ricca, non è vero che sono una persona mafiosa. Non è vero che ho ammazzato una persona qua, una in Pakistan. Non è vero che sono andato a casa di Saqib (il fidanzato di Saman, ndr) a minacciare. Anche questo è falso, come quelli che dicono ‘ha ammazzato la figlia ed è scappato via’“.

Le dichiarazioni del padre di Saman a ridosso della sentenza per l’omicidio della 18enne

Shabbar Abbas ha sempre respinto le accuse e sostiene di non aver avuto alcun ruolo nella morte della ragazza, uccisa a Novellara (Reggio Emilia) la notte tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021 e sepolta sotto un casolare diroccato a poche centinaia di metri da casa. “Io non sapevo perché mia figlia veniva portata via dai servizi sociali. Quando andavo dai carabinieri, mi dicevano ‘aspetti fuori. Vada a casa’. Pensavo che fosse perché ero straniero, pachistano e che a loro non fregava niente. Quando tornavo a casa, mia moglie mi diceva ‘cosa hanno detto?’, e io le dovevo dire delle bugie, le dicevo che la settimana dopo avremmo saputo. Lei piangeva, batteva la testa contro il muro“.

Secondo l’accusa, però, Saman Abbas sarebbe stata assassinata per volere della famiglia dopo essersi ribellata a un matrimonio forzato in Pakistan. Scenario che i genitori avrebbero negato con forza nonostante le evidenze raccolte a loro carico: “Signori giudici – ha aggiunto il padre della vittima in aula –, questi servizi sociali non pensano ai minorenni, non li trattano bene. Questi escono, fumano. E’ un disastro. Rovinano la vita dei bambini“. La sentenza è attesa per questo pomeriggio. Soltanto una persona continua a sfuggire alla giustizia ed è la madre della vittima, Nazia Shaheen, ancora oggi latitante in patria. Aveva lasciato l’Italia con il marito all’indomani della scomparsa di sua figlia.