Caro direttore,
ha suscitato poche reazioni sui media la lettera al Corriere della Sera dello studente maturato di Milano che alla fine del suo percorso scrive: “Ne è valsa la pena?”, “È così che immaginavo mi sarei sentito?”, “Mi sento ripagato di questi anni?”. Purtroppo, dopo averci riflettuto per non poche settimane, la risposta è che “tutto ciò che ho sentito, o che mi rimane, è solo un grande vuoto; un vuoto di cui ritengo pienamente responsabili questi anni di scuola”.
Siamo ormai all’inizio del nuovo anno scolastico e in un contesto che ormai appare sempre più apocalittico tra guerra, cambiamento climatico, roghi, alluvioni, inflazione, incertezze economiche e sociali; sembra che anche la scuola ormai abbia fallito nel realizzare un percorso formativo utile alla crescita dei ragazzi, relegandosi nel ruolo di ente certificatore di prestazioni (le “competenze”) dei giovani. La domanda che è necessario porsi in questo inizio anno è: da dove e come è possibile ripartire nel nostro piccolo di insegnanti, genitori e alunni in un contesto del genere?
La strada è indicata dalla stessa lettera dell’alunno milanese: “Quello che ci è stato insegnato è che, nella vita, non è importante essere rispettosi con gli altri, aiutare chi è in difficoltà o essere gentili con chi ci sta parlando, ma pensare solo a noi stessi”. Per ricominciare è necessario ripartire non dalle nostre paure, dalle nostre preoccupazioni e crisi davanti ad una realtà che terrorizza, non da noi stessi, ma ripartire da altro, dall’incontro con l’altro. L’anno scorso, alla mia prima ora dell’anno scolastico di un liceo, mi sono ritrovato in classe i ragazzi che facevano religione e anche quelli che non la facevano. In un’ora mi sono presentato e ho iniziato a dialogare con loro sulle domande che avevano rispetto al percorso che stavano iniziando e anche rispetto alla mia materia, religione. Alla fine dell’ora una ragazza mi ha chiesto di poter continuare il dialogo per il resto dell’anno, aveva deciso di non avvalersi dell’insegnamento della religione e in quell’ora aveva cambiato idea. Scendendo le scale insieme verso l’uscita della scuola mi disse “ho capito che nella sua ora si parlerà di me, di lei, di ciò in cui crediamo e della realtà che viviamo, questo dialogo mi interessa e voglio continuarlo”.
L’incontro con questa alunna ha scombinato tutti i miei piani e programmi preparati per l’anno, non potevo più non tener conto delle sue parole e del desiderio che mi aveva espresso, delle sue domande, di quella speranza che aveva che la scuola non fosse il luogo in cui “migliaia di ragazze e di ragazzi sono annullati da un sistema che non si cura delle specificità e delle qualità personali di ognuno di loro”, citando sempre l’alunno milanese, ma un luogo in cui a tema ci fosse una bellezza da scoprire, da cui ripartire nella vita di ogni giorno. Sono molto scettico sul fatto che la scuola, nuovo mostro burocratico, possa andare nella direzione che chiedeva questa mia alunna, ma sono certo che questo incontro sia possibile con chi lo desidera veramente, con quegli alunni, quegli insegnanti e genitori che sono disposti a rimettersi in gioco con una domanda di bellezza rispetto alla propria vita.
Tener gli occhi e il cuore aperti all’altro, all’incontro con l’altro, all’incontro con la sua libertà, spesso confusa e ridotta a istinto, sarà certamente difficile, ma anche se ci fosse un solo alunno desideroso di iniziare un nuovo percorso educativo insieme varrebbe la pena iniziare questo nuovo anno scolastico anche solo per lui. Nel recente disastro delle Hawaii, nella città di Lahaina, uno dei pochi edifici salvati dalla catastrofe e dal rogo è un piccolo punto di colore circondato dal nero della cenere: la chiesa cattolica di Maria Lanakila con il suo campanile e la sua canonica.
Alcuni parlano di un miracolo, un piccolo punto di speranza per ricominciare la ricostruzione di un luogo devastato da un incendio epocale che ha provocato centinaia di vittime. Immagino il rapporto con i miei alunni esattamente come questo esempio, un punto di colore e vita in un mondo che sembra ormai andare in cenere. Aspetto questo nuovo inizio con tanti programmi e progetti, ma con il desiderio di poter incontrare altri ragazzi che sono alla ricerca di una bellezza che ogni giorno può accadere anche a scuola. Solo così saremo pronti ad affrontare le sfide apocalittiche che il mondo ci sta mettendo davanti, un punto di colore e vita tra la cenere della scuola e del mondo.
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