E’ un’Europa che guarda decisamente verso il centro-destra del Partito popolare europeo (Ppe) quella rappresentata dal Parlamento europeo uscito dalle elezioni che si sono svolte in questi ultimi giorni nei 27 Paesi Ue. Elezioni che hanno fatto registrare un nuovo calo dell’affluenza alle urne. Sebbene non ci sia stato il temuto tracollo, la media dei votanti è comunque passata dal 44,4% del 2004-2007 (anno in cui si è votato in Romania e Bulgaria) al 43,39%, un nuovo minimo storico per una consultazione chiamata a scegliere questa volta 736 componenti del settimo Parlamento europeo eletto a suffragio universale.



Il successo della destra non è però l’unico elemento che ha caratterizzato le elezioni europee 2009. I socialisti hanno accusato il colpo, ma la sorpresa maggiore, almeno rispetto alle previsioni, è venuta dal risultato conseguito dalle formazioni ecologiste. In Francia il movimento guidato da Daniel Cohn-Bendit ha più che raddoppiato i suoi consensi, così come accaduto anche in Danimarca e Grecia. Tanto che nel nuovo emiciclo di Strasburgo, il gruppo dei Verdi viene dato in crescita. E visto che il nuovo Parlamento Ue subirà una marcata cura dimagrante rispetto ai 785 componenti della passata legislatura, si tratta di un risultato tutt’altro che trascurabile.



L’avanzata dell’estrema destra e dei movimenti euroscettici, preannunciata dalla travolgente vittoria registrata in Olanda dal movimento xenofobo e anti-islamico di Geert Wilders, c’è stata, ma in misura meno marcata di quanto avesse fatto temere il risultato olandese. La destra estrema ha comunque ottenuto il sostegno necessario per mandare suoi rappresentanti a Strasburgo in diversi Paesi. In Gran Bretagna con il Bnp, in Romania con il partito della Grande Romania (Prm), in Slovacchia con la formazione Sns, in Ungheria con il partito Jobbik e anche in Danimarca. Per non parlare dell’Austria, dove la formazione euroscettica di Hans Peter Martin stata segnalata come la vera vincitrice delle elezioni raccogliendo ben il 18% dei consensi.



“Il Ppe ha davvero stravinto”, ha esultato Joseph Daul, capogruppo del Partito popolare europeo nella sesta legislatura. I successi registrati dai conservatori al governo in Germania, Francia e Italia sono lì a indicarlo. Ma anche i sorpassi realizzati dall’opposizione di destra ai danni dei socialisti al governo in Spagna e Portogallo e i progressi dei conservatori in Gran Bretagna, Slovenia, Ungheria e Austria sono altri elementi che hanno caratterizzato questa vittoria.

A fronte di questa avanzata del centro-destra raccolto nel Ppe, i socialdemocratici, oltre alla sostanziale tenuta messa a segno in Italia, hanno conseguito risultati positivi in Grecia, Slovacchia e a Malta. Troppo poco per arginare un’emorragia di seggi a Strasburgo che si annuncia importante. In attesa di conoscere quale sarà l’assetto definitivo dei rapporti di forza all’interno dell’Europarlamento (dove figurano al momento oltre 80 ‘non iscritti’), grazie alla conferma delle leadership alla guida di Francia e Germania, appare comunque acquisita la riconferma di Jos Manuel Barroso a capo della Commissione europea per un nuovo quinquennio. Nicolas Sarkozy, Angela Merkel e Silvio Berlusconi hanno già garantito il loro sostegno e salvo colpi di scena la designazione di Barroso sarà sancita dal prossimo vertice Ue in programma a Bruxelles il 18 e 19 giugno prossimi.