Joseph Ratzinger, non ancora Benedetto XVI, si occupò di calcio. Soprattutto dei mondiali di calcio, colpito dall’enorme interesse e risonanza a livello mondiale suscitati dal torneo sportivo. “Con la sua periodicità di quattro anni, il Campionato Mondiale di Calcio dimostra di essere un avvenimento che attira centinaia di milioni di persone”, riconosceva il Cardinale Joseph Ratzinger in un testo scritto negli anni Ottanta, ora consultabile sul portale della rivista Humanitas , della Pontificia Università Cattolica del Cile. Era proprio l’impatto che le gare dei mondiali avevano sulla gente di tutto il mondo, a portare l’allora cardinale a studiare il mondo del calcio e le sue regole.
Gli scritti del futuro pontefice furono pubblicati in un testo dal titolo “Suchen was droben ist” (“Cercare ciò che sta in alto”). “Non c’è quasi alcun altro avvenimento sulla terra che abbia una ripercussione di simili proporzioni – aggiungeva -. Il che dimostra che con questo si sta toccando qualcosa di radicalmente umano, e bisogna chiedersi dove si trova la base di questo potere”. Ratzinger aggiungeva che, “come gioco di squadra, il calcio obbliga a un ordinamento di ciò che è proprio all’interno dell’insieme; unisce attraverso l’obiettivo comune: il successo e l’insuccesso di ciascuno sono basati sul successo e sull’insuccesso dell’insieme”.
– E ancora: “Il calcio insegna uno scontro pulito in cui la regola comune alla quale il gioco si sottomette continua ad essere ciò che unisce e vincola anche nella posizione di avversari”. Joseph Ratzinger concludeva dicendo che “la libertà vive della regola, della disciplina che impara l’agire congiunto e lo scontro corretto, l’essere indipendente dal successo esteriore e dall’arbitrarietà, e in questo modo arriva ad essere realmente libero”.