Antonio Cabrini è stato una colonna della Nazionale di Bearzot con cui conquiistò il titolo mondiale nel 1982 in Spagna e anche il quarto posto nel 1978 in Argentina. Con il tecnico friulano fece anche la Coppa del Mondo nel 1986 in Messico. Gli abbiamo chiesto un giudizio, in esclusiva per ilsussidiario.net, sullo stentato cammino dell’Italia a Sudafrica 2010.
Cabrini questo inizio così stentato dell’Italia si può paragionare a quello di tre pareggi del Mondiale di Spagna del 1982?
E’ solo un fatto casuale, con delle analogie che comunque non fanno rilevare le molte differenze del calcio di allora con quello attuale. Non penso che si possano fare paragoni tra la squadra campione del mondo del 1982 e quella di Sudafrica 2010. I pareggi di questa fase e quelli del Mondiale spagnolo non hanno legami tra di loro.
A quale Nazionale paragonerebbe questa che stra giocando in Sudafrica?
A quella del Mondiale 1986 in Messico. Mi sembra che ci siano giocatori, come in quel Mondiale a fine carriiera, mentre quattro anni prima erano nel massimo della loro forza agonistica, adesso come allora…
Come è possibile fare due mondiali alla grande con la Nazionale, come per lei nel 1978 in Argentina e in Spagna nel 1982?
Bisogna avere un ricambio generazionale, con giocatori che siano in grado di disputare due coppe del mondo consecutive al massimo livello.
Forse però manca un Paolo Rossi a Sudafrica 2010…
L’Italia ha buoni giocatori in attacco che si sono sempre comportati bene.
Quindi chi potrebbe prendere l’eredità di Pablito, magari Di Natale?
Penso che tutti sono teoricamente in grado di ripetere le sue gesta a Sudafrica 2010.
E’ fiducioso per la partita con la Slovacchia?
Direi di sì. Non capisco tutto questo pessimismo.
Passiamo alla Juventus, la squadra per cui ha giocato per 13 anni, come vede il futuro del club bianconero, potrà ripetere le imprese che avevano caratterizzato la sua carriera?
Vincere quei trofei sarà difficile. Però penso che la famiglia Agnelli voglia riportare a Juve ai massimi livelli.
Il suo cuore è ancora bianconero?
Ho tanto affetto per questo grande club. Dopo tutti gli anni che ho passato a Torino mi sembra normale. Ma quando fai questo lavoro a livello professionistico si smette di essere tifosi e si interpreta il calcio in maniera diversa.
(Franco Vittadini)